Scrittori spagnoli: Benito Perez Galdos

Benito Pèrez Galdòs nacque a Las Palmas (Canarie) nel 1843. Decimo figlio di un militare di carriera fece i suoi primi studi in un collegio inglese a Las Palmas. Poco meno che ventenne si trasferì a Madrid per studiare Diritto, ma senza limitare la grande passione per i viaggi : la sua carriera letteraria ebbe inizio infatti in questi anni, in cui il giovane Benito visitò a lungo l’Europa e la Spagna.

Nel 1867 a Parigi conobbe Baudelaire, che lo fece entrare in contatto con una narrativa naturalista e realista a lui sconosciuta,e che lo influenzerà enormemente. Nel 1873 venne pubblicato quello che rappresenterà l’inizio vero e proprio della sua carriera letteraria: la prima serie di “Episodi Nazionali”. E’ una storia romanzata della vita spagnola nel XIX° secolo sullo sfondo dei grandi episodi storici in cui Pèrez Galdòs vuole però rappresentare la “vita, il sentire, il respiro perfino della gente”, in cui è indiscussa l’influenza parigina. Gli “Episodi Nazionali” si compongono di cinque serie pubblicate tra il 1873 appunto e il 1912. La fama di Pèrez Galdòs è legata, oltre a questa immensa opera, a 34 romanzi scritti in epoche diverse e a diverse opere teatrali.

La sua carriera è caratterizzata da un nitido e marcato realismo: è un osservatore geniale, dalle spiccate intuizioni, che gli permettono di riflettere sia gli ambienti e le azioni che descrive, che i ritratti perfetti di luoghi e personaggi. I suoi personaggi, di cui egli stesso spesso si burla, sono persone che vivono in miseria, umili, ingenui e semplici, e per renderne le caratteristiche Galdòs utilizza il linguaggio: ognuno di loro ha il suo proprio, e le frasi in corsivo che si trovano tra le pagine dei suoi romanzi stanno ad indicare le sciocchezze che fa loro dire o fare, proprio per sorriderne per primo. I suoi romanzi furono malvisti sia dai politici conservatori che dalla chiesa, poiché egli raccontava realtà umane e sociali che si preferiva tenere nascoste, ma anche dagli scrittori suoi contemporanei, che lui stesso definì “incapaci di descrivere la vita del loro tempo”.

Galdòs si mise al servizio della verità e della verità sociale, cosa che gli costò il Premio Nobel, dato che gran parte della Reale Accademia della Lingua Spagnola era contraria ad un suo ufficiale riconoscimento letterario e non ne appoggiò la candidatura. L’anno della rivincita di Galdòs fu senz’altro il 1897 : la pubblicazione del suo romanzo più famoso “Misericordia” gli diede appunto una fama inaspettata e duratura. É questo il romanzo della disillusione ideologica personale, rappresentata da una Madrid piena di contrasti : dal quartiere più ricco della città in cui l’opulenza la fa da padrona, alla miseria più pura e reale e in entrambi i casi i luoghi chiave sono i più semplici, ma pieni di vita : la strada, la chiesa e l’oratorio, i caffè. Galdòs stesso affermò: “Con “Misericordia” mi proposi di scendere negli strati infimi della società madrileña, descrivendo e presentando le persone più umili, l’estrema povertà, la mendicità professionale e la miseria dolorosa. Per ciò dovetti visitare ed osservare i luoghi di gente misera e malvivente che si raccoglie nei popolosi quartieri del sud di Madrid”.

scrittori

“Misericordia” è diviso in quattro parti in cui il personaggio chiave è sempre Benina governante in una casa borghese in cui mantenere l’ apparenza e l’orgoglio sono le cose principali. La prima parte del romanzo ci mostra il mondo dei mendicanti madrileni, la seconda parte serve all’autore per soffermarsi sui personaggi principali della storia; la terza parte mostra l’effetto della fame e della sofferenza sulla città, mentre la quarta si conclude con la gioia per una fortuna inaspettata, che a sorpresa cambia le vite di tutti. Galdòs è un autore onniscente, che si serve dei suoi personaggi per darci la sua opinione sui costumi e le abitudini della società e del tempo in cui vive. Benina, come abbiamo detto è il personaggio principale : rappresenta la forza, la volontà, il lavoro senza pace e l’amore per la vita e per le persone. Quando la famiglia per cui lavora cade in miseria non ci pensa dua volte e si reca tutti i giorni a mendicare all’altro capo della città, inventandosi un mare di bugie perchè la sua padrona non si senta umiliata e ferita. Benina non è mai stata ricca, quindi non possedere nulla non la fa star male; desidera cambiare, ma è saggia e sa che i miracoli non accadono spesso. La vita mendicante di Benina viene vista da Galdòs come una specie di Via Crucis, che la santifica lasciando gli altri personaggi come secondari. Il suo opposto è Donna Francisca, la padrona. E’ una donna che in poco tempo è passata dalla ricchezza alla miseria, dall’appartamento lussuoso al dover sopravvivere grazie ad una governante e al suo mendicare. Non accetta il cambiamento e vive dei ricordi dei giorni ricchi e senza privazioni, nella speranza che il sopravvivere in cui è costretta a vivere si riunisca a quel passato di lusso e benessere. É in un certo senso la perfetta rappresentante di una classe borghese che vive solo di esteriorità e superficialità : l’importante è dimostrare e mostrare ciò che si possiede, anche se poi è proprio questo che spesso causa la rovina. E’ un personaggio triste e degno di compassione per la sua cecità e la sua fragilità, per la sua esteriorità da gran signora, cui fa da contaltare la sua povertà interiore, riflesso di una società che vive di palcoscenici teatrali per nascondere ciò che non possiede o, peggio, ha perso.

Galdòs morì nella sua casa di Madrid il 4 Gennaio 1920. Al suo funerale fu accompagnato da 20.000 madrileñi.