La poliedrica vita di Caterina Donzelli a Barcellona
Per Caterina Donzelli, 35 anni di Milano, il cosmopolitismo è una “questione di famiglia”. Innanzitutto, i genitori, amanti dei viaggi, le hanno strasmesso la passione per le lingue e per le culture diverse. Caterina ha, inoltre, all’attivo uno zio statunitense e un fratello che, inizialmente, ha vissuto a Istanbul e, da poco, si è trasferito in Messico.
Destino volle che Caterina, grazie al programma europeo “Leonardo”, si trovasse a Barcellona per la sua prima opportunità di lavoro nel turismo (a Milano lavorava già come attrice). Sempre a Barcellona, la sua relazione a distanza con Alberto si è evoluta nel matrimonio.
A partire dal capoluogo catalano, dunque, Caterina decide di darsi una nuova opportunità di vita.
La nostra poliedrica connazionale, oltre ad essere la guida turistica di uno degli edifici più belli e iconici del modernismo barcellonese, il Palau della Musica Catalana, è anche attrice comica, film maker (crea video con la regia e il montaggio di suo marito) e doppiatrice.
La voce di Caterina è sicuramente conosciuta dai tanti connazionali che fanno la spola tra Barcellona e l’Italia viaggiando con la compagnia aerea Vueling: chi annuncia di allacciare le cinture per la partenza è proprio lei!
Tierra vi propone la sua storia.
Iniziamo dal tuo percorso di vita. Parlaci brevemente di te
Sono Caterina, ho 35 anni e sono di Milano.
Mi sono formata a Bologna in un’accademia professionale di Musical Theatre, e poi, ho proseguito gli studi di recitazione a Milano, dove ho lavorato come attrice in vari ambiti fino al 2012. Mi sono, in seguito, iscritta alla facoltà di Scienze dei Beni Culturali, alla Statale di Milano. Essendo un’appassionata della comunicazione e dell’arte, ho pensato che in futuro mi sarebbe piaciuto combinare la professione di attrice con quella di guida turistica.
Come e quando è nata la tua voglia di cambiare vita e lasciare l’Italia?
I miei genitori mi hanno trasmesso la passione dei viaggi, delle lingue e di scoprire sempre nuovi posti e culture. Mio zio inoltre è statunitense e mio fratello, dopo aver vissuto per moltissimi anni a Istanbul, si è appena trasferito in Messico. Desideravo anch’io spostarmi per fare un’esperienza. Ho trascorso un mese a New York per migliorare l’inglese e assaporare l’atmosfera teatrale. Nel 2011 mi stavo guardando in giro per capire dove sarei potuta andare a finire.
Perché la Spagna?
Proprio nell’estate del 2011 ho intrapreso quello che è stato forse il più bel viaggio della mia vita, perché era il primo, così all’avventura! Sono partita con la mia migliore amica e la mia fidatissima Twingo, chiamata da noi “Twinga”, per un road trip che da Milano ci avrebbe portato prima in Spagna, e poi in Portogallo. La prima notte l’abbiamo trascorsa a Barcellona, ospiti di Montse, un’amica spagnola che avevo conosciuto anni prima a New York. La sera siamo uscite e ho conosciuto Alberto, spagnolo, colui che sarebbe diventato il mio attuale marito.
Io e Valentina, la mia amica, abbiamo proseguito il nostro fantastico viaggio mentre io e Alberto continuavamo a rimanere in contatto, tanto che tornando dal Portogallo siamo ritornate a Barcellona, questa volta sue ospiti. Dal mio rientro in Italia abbiamo iniziato una relazione a distanza.
Da quanto tempo vivi in Spagna e dove?
Dopo tre mesi di relazione a distanza, mi sono candidata per un progetto dell’Unione Europea, il Progetto Leonardo, che dava la possibilità di trasferirsi all’estero frequentando un corso di lingua e, successivamente, svolgere due mesi di stage in ambito turistico. Dopo vari colloqui, con mia immensa gioia, mi hanno comunicato che ero stata selezionata. In Spagna le città coinvolte erano Siviglia e Barcellona: mi avrebbero inviato proprio in quest’ultima!
Così a gennaio 2012 mi sono trasferita. Ho seguito il corso intensivo di spagnolo per un mese e ho svolto uno stage di due mesi presso un ostello, dove mi occupavo, tra le altre cose, di disegnare e condurre walking tours nel Barrio Gotico, il mio preferito. Ad aprile il progetto si era concluso e io sarei dovuta tornare in Italia ma, dopo tre mesi di convivenza con Alberto, decisi di chiudere con spettacoli, progetti che avevo in corso, lasciare la stanza a Milano e rimanere a Barcellona.
Fu proprio mia mamma che mi spinse a restare per darmi l’opportunità di provare quella nuova vita.
Descrivi in breve il posto dove vivi. Perché l’hai scelto?
Barcellona è una bellissima città: gli edifici modernisti sono stupendi, il Barrio Gotico mi fa sentire a casa e c’è il mare a cui, essendo di Milano, non ero abituata. Adesso apprezzo moltissimo andare a correre, camminare nel lungo mare, ecc.
Com’è la relazione con i nativi? Esiste una comunità italiana? La frequenti?
Mio marito è spagnolo/catalano, nel senso che si sente entrambe le cose (visto che di questi tempi sembra che si debba specificare… hihihi).
Io lavoro come guida turistica al Palau della Musica Catalana e quindi ho molti colleghi e amici catalani. Barcellona è una città internazionale per cui ci si trova ad avere amici italiani, inglesi, francesi, spagnoli, greci, ecc.
Scopri i quartieri più belli di Barcellona!
La comunità italiana a Barcellona è enorme: basta vedere la quantità di buonissime pasticcerie, ristoranti, pizzerie italiane d.o.c. di cui possiamo godere. Non frequento molto la comunità italiana, nel senso di andare a eventi prettamente per italiani, però ho molti amici italiani conosciuti sul luogo di lavoro, nei corsi di lingue e in altri eventi. Mi è capitato di organizzare o partecipare a eventi in italiano (presentazioni di libri, serate di monologhi ).
Attualmente di che cosa ti occupi?
Appena il mio stage si è concluso, ho trovato lavoro nel Barcelona City Tour, il bus turistico. Mi è servito molto per imparare a cambiare velocemente lingua in poco tempo a seconda del cliente: inglese, francese, italiano, spagnolo, catalano. Nel 2014 sono stata assunta come guida turistica per condurre le visite guidate al Palau della Musica Catalana, un importante teatro della città. Si tratta di un edificio veramente stupendo ed emblematico per il modernismo. Dal 2015 lavoro anche come speaker e doppiatrice professionale in italiano, dando voce a spot per varie marche come Amazon, Supradyn, Angelini, Isdin, Tous, Lays, ecc.
Infine, Se doveste prendere un aereo della Vueling, la voce che vi invita ad allacciare le cinture è la mia!
Quali sono state le difficoltà incontrate e/o le sorprese piacevoli che hai trovato nel corso del cambiamento?
Come prima cosa, quella di imparare a pensare in una lingua che non è la mia. Nel mio caso si è trattato di avere accesso a due culture e due lingue diverse: castigliano e catalano. L’altra sorpresa consiste nel vivere l’esperienza di una coppia mista: Italia/ Spagna. Oltre alle differenze familiari del tipo “a casa mia si fa così o cosà”, ci sono anche quelle culturali.
Come difficoltà, direi sicuramente la nostalgia della famiglia e delle amicizie importanti: il non poter essere presente nella quotidianità di ognuno di loro.
Che cosa “ti manca” dell’Italia e che cosa “non ti manca”
Mi mancano “gli affetti”, come dico gridando a mio marito quando litighiamo (hehehe). Non mi manca l’atteggiamento, che purtroppo vedo dilagare in questo periodo: quello di essere orgogliosi della propria ignoranza o dei propri comportamenti retrogradi (razzisti, omofobi, maschilisti).
Mi manca il teatro.
Nel 2014 ho portato qui a Barcellona uno spettacolo di clown che facevo con un’altra attrice ed è stata una bellissima esperienza. Adesso, con questa sosta forzata imposta dal Covid, e visto che di turismo non ce n’è, ho ripreso in mano progetti che avevo in mente da tempo. Mi sto dedicando a realizzare dei video di due tipologie: in alcuni faccio confluire la mia passione per Barcellona e la comunicazione, mostrando e raccontando posti curiosi e meno turistici della città. In altri, invece, riprendo le vesti di attrice comica e ironizzo su noi italiani all’estero. Se siete curiosi potete dare un’occhiata al mio canale Youtube dove troverete la playlist: “Ti porto in un posto carino” (per scoprire Barcelloa) e quella con i video comici “Italiani all’estero”.
Ecco il link:
https://www.youtube.com/channel/UC9m9QIkjsrb8RrKpw0tyR9A?view_as=subscriber
Li trovate anche su Instagram:
https://www.instagram.com/caterinadonzelli/
Se dovessero piacervi seguitemi e scrivetemi se avete dubbi o curiosità su Barcellona!
Come vedi il tuo passaggio in Spagna: temporaneo o definitivo?
Sicuramente, ci rimarremo ancora per un po’. In futuro non escludo che mi piacerebbe fare un’altra esperienza all’estero, come ci diciamo spesso io e mio marito. E chissà che non si torni in Italia! Lui però è avvocato e il suo lavoro è legato alle leggi spagnole.
Torni spesso in Italia?
Non quanto vorrei. Non me lo impedisce nessuno, anzi! Ma appena ho giorni di vacanza preferisco intraprendere viaggi per scoprire posti nuovi dall’altro capo del mondo. Siamo entrambi innamorati della Sicilia: lì ci siamo andati spesso e torniamo volentieri. Viva la Sicilia e i siciliani! Per vedere famiglia e amici, invece, torno sempre a Natale e a febbraio per una decina di giorni. Ogni tanto salta fuori qualche altro weekend nel corso dell’anno. I miei genitori vengono spesso qui a Barcellona. Ormai hanno anche qualche amico!
Che cosa ti ha apportato quest’esperienza di vita
Apertura mentale, conoscenza di altre lingue, voglia di conoscere sempre nuove culture e posti nuovi. Credo che qualche mese all’estero faccia bene a chiunque per scrollarsi di dosso alcune chiusure mentali, tipiche di chi pensa che casa sua sia il centro del mondo. Questo vale per tutti, non solo per gli italiani, visto che credo che si tratti di un pensiero diffuso.
Che consigli puoi dare ai nostri lettori che, come te, decidono di spostarsi in Spagna?
Di essere curiosi e imparare la lingua senza essere superficiali: c’è differenza tra il parlottare lo spagnolo e impararlo bene. Poi, l’accento italiano, quello magari rimane: io non me lo riesco a togliere. E per chi viene in Catalunya consiglio, una volta consolidato il castigliano, un’infarinatura di catalano. Va sempre bene per sentirsi più integrati. Io l’ho voluto imparare quasi subito, perché il teatro è spesso in catalano e non mi volevo perdere la comprensione degli spettacoli! Per chi non lavora nel pubblico, non c’è bisogno di un livello alto di catalano, anzi! Si può vivere anche senza. Però, credo che comunque una base possa sempre servire.
Vuoi aggiungere qualcosa che ti sembra importante trasmettere e che ti definisce oggi come persona?
Sono un “culo inquieto”, come si dice in Spagna! Vorrei sempre viaggiare, muovermi: per adesso sono a Barcellona e grazie ai video che realizzo continuo a scoprire posti nuovi. Questo mi permette di viaggiare in casa!
Ka Minante/Redazione