Il Prado: storia di una collezione
La collezione di quadri de Museo del Prado supera le 8600 opere, e di queste poco più di 3000 provengono dalla Collezione Reale, 2000 dal Museo de la Trinidad e le restanti 3500 dal fondo chiamato “Nuove Acquisizioni”. Vediamo oggi da vicino come si è creata e come si compone la Collezione Reale del Museo del Prado.
La Collezione Reale
Il nucleo originale delle collezioni del Museo del Prado proviene dalla casa reale spagnola: da secoli infatti le famiglie reali di Spagna collezionano importanti opere d’arte, che vengono poi distribuite nelle molte proprietà reali in Spagna, come l’Alcázar di Madrid, il Palazzo del Pardo, il Buen Retiro, la Zarzuela o il monastero dell’Escorial.
La Collezione Reale odierna trova le sue basi in Filippo II, il primo monarca a collezionare arte in nome della monarchia spagnola, stimandola come un patrimonio indivisibile, e non a titolo personale. Al padre, Carlo I si devono invece i numerosi ritratti e le opere religiose: non dimentichiamo che Carlo I ebbe a servizio Tiziano, cui affidò il suo ritratto personale.
Fu solo con Filippo IV che la collezione della Corona Spagnola iniziò ad essere considerata come una delle più preziose e belle dell’intera Europa.Non solo suo pittore personale per almeno 40 anni fu Velázquez , ma grazie a lui, oltre alla già importante collezione dell’Escorial, la Corona acquisì oltre 2000 nuove opere destinate all’ Alcázar, al Buen Retiro (che lui stesso fece costruire) ed al Palazzo de la Zarzuela, anche questo di nuova costruzione. La Collezione Reale Spagnola assunse tale magnificenza che Carlo II la vincolò strettamente alla Corone, proibendo ogni cessione o vendita di qualunque quadro la componesse: grazie a quest’ordine “L’Adorazione dei re Magi” di Rubens è ancora in Spagna, e non in Germania, come sarebbe dovuto essere se la sposa di Carlo III fosse riuscita ad inviarla al padre come regalo.
Un importante apporto alla Collezione avvenne nel 1724, con l’acquisizione della Collezione di Cristina di Svezia, seguita 4 anni dopo la quella della Duchessa di Alba, erede universale delle 197 sculture che il padre, VII marchese di Carpio, aveva raccolto a Roma. Dieci anni dopo , nel 1734 si produsse il primo episodio che vide in pericolo la Collezione Reale: l’incendio dell’ Alcázar di Madrid nel 1734, che distrusse ben 538 quadri (sui resti dell’ Alcázar venne costruito l’odierno Palazzo d’Oriente). Da questo momento i Sovrani di Spagna acquistano beni che vannno ad aumentare il valore di una collezione già imponente, ed arrivano quindi i Rembrandt, Raffaello, Goya.
L’invasione napoleonica fu il secondo vero disastro subito dall’arte spagnola in generale e dalle collezioni reali in particolare. Bonaparte, dopo aver fatto man bassa dei gioielli della Corona, si portò in Francia oltre 250 opere tra le più prestigiose. Il prezioso carico fu intercettato dal duca di Wellington, che vinse la battaglia di Vitoria ed informò immediatamente Fernando VII, re di Spagna, per sapere come sarebbe avvenuta la restituzione delle opere alla Corona Spagnola. Con gran sorpresa di Wellington il re non si scompose, ed informò il Duca che gliene avrebbe fatto dono. La corrispondenza tra i due durò diversi mesi: certo Wellington non avrebbe voluto trovarsi nei panni di chi si è appropriato dei tesori di una casa reale. Ma niente, Fernando VII non cedette: oggi le opere tra cui diversi Velázquez e Correggio, (conosciute ironicamente come “il regalo spagnolo”) si trovano ad Hapsley House ed alla National Gallery di Londra. A quest’avventura dobbiamo aggiungere le opere che Bonaparte regalò ai generali francesi e che oggi si trovano all’ Hermitage ed alla National Gallery.
Finalmente, con l’arrivo a corte di una regina decisionista (Isabella di Braganza) si decise la fondazione di un Museo ad immagine del Louvre di Parigi, che avrebbe ospitato solo la Collezione Reale. Il Museo Reale del Prado fu inaugurato il 19 novembre 1819 da Carlo III come “edificio dipendente dalla Corona”.
Il Museo rimase di proprietà della Casa Reale fino al 1868, con la detronizzazione di Isabella II. La fusione del Museo del Prado con il Museo de la Trinidad fu l’ultimo passo che fece di questa gioia della Corona, un Museo Nazionale.