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Federico Garcia Lorca

Federico Garcia Lorca

Federico Garcia Lorca

Nato in una famiglia di piccoli e benestanti proprietari terrieri, Federico Garcia Lorca si mostra subito in famiglia come un ragazzo prodigio, sebbene la carriera scolastica costringa il suo difficile e complesso carattere a non eccellere da subito. La madre, maestra, è una donna di salute fragile, che tuttavia incide profondamente nella formazione artistica del figlio, al quale insegna personalmente, trasmettendogli la sua passione per il pianoforte e la musica.

Sarà lei inoltre quella che per prima gli farà aprire gli occhi sulle realtà dei poveri ed indigenti, instillando in Federico quel profondo rispetto per il loro dolore che trasparirà sempre dalle sue opere. La sua infanzia trascorre serena, fino a quando, poco più che undicenne segue la famiglia, che decide di trasferirsi a Granada. In questa fervente città rimane da subito coinvolto nelle attività dei circoli letterari artistici, ed è affascinato dai quartieri e dalla cultura dei gitani, che entreranno nella sua poesia grazie a “Romancero Gitano”del 1928. La sua prima opera letteraria, comunque, “Impresiones y Paisajes” del 1918, non ha particolare successo, se non in ambito locale e piuttosto ristretto.

Nel 1919 ottiene di entrare nelle “residencia de los Estudiantes” di Madrid – considerata la vera e propria fucina della cultura – per proseguire gli studi universitari. Qui conoscerà due persone che lo influenzeranno fortemente negli anni che seguiranno: Luis Buñuel e Salvador Dalì. E’ grazie a loro che Federico incontra Gregorio Martinez Sierra, direttore del Teatro Eslava che gli permette nel 1920 di mettere in scena la sua opera d’esordio : “El maleficio de la mariposa”, che però non è accolto bene dal pubblico. Nel giro di pochi anni però Federico Garcìa Lorca sa riprendersi da questi iniziali insuccessi, divenendo ben presto uno dei personaggi di spicco dell’avanguardia spagnola, pubblicando, numerose raccolte di poesie, “Romancero Gitano”, forse il suo libro più conosciuto, e debuttando in teatro a Barcellona – con sorprendente gran successo – con “Mariana Pineda”, le cui scenografie erano state disegnate da Dalì – divenuto ormai amico intimo di Lorca.

Purtorppo la sua vita privata non è segnata dalle stesse note positive e i successi artistici: il successo esponenziale di”Romancero Gitano”, infatti, è accompagnato da una sempre più profonda depressione, frutto anche dei sensi di colpa che Federico si porta dentro per una omosessualità che non riesce più a nascondere a famiglia e amici. Le lettere inviate in quel periodo confermano che la sua febbrile attività nasconde un’intima sofferenza e ricorrenti pensieri di morte. Il conflitto con la cerchia ristretta di amici e parenti sfocia nel momento in cui Buñuel e Dalì – entrambi contrari al “Romancero Gitano”, che giudicano eccessivo nella lirica tradizionalista – collaborano alla realizzazione del film “Un cane andaluso” che Garcia Lorca interpreta come un attacco nei suoi confronti. Allo stesso tempo la sua passione, acuta ma non ricambiata per lo scultore Aladrèn giunge ad una svolta tragica nel momento in cui Aladrèn inizia una relazione con la donna che in seguito diverrà sua moglie. Vedendolo peggiorare sempre più la sua famiglia, appoggiata da amici influenti, riesce a fargli avere una borsa di studio, e gli organizza un viaggio negli Stati Uniti.

Il suo soggiorno a New York assume un’importanza fondamentale nella sua successiva produzione poetica, tanto che molti giudicano “Poeta en Nueva York” il suo vero capolavoro. Il testo è incentrato sull’alienazione dell’uomo nella società moderna, sui troppi contrasti tra poveri e ricchi, sui meccanismi che permettono a poche persone di dominare su molte e sulla povertà di una società connotata dal razzismo. In quest’opera Garcia Lorca esprime tutto il suo sentimento di protesta contro la civiltà moderna e la metropoli, in cui identifica il simbolo dell’angoscia e dell’alienazione umana. Quello della moderna civiltà e della metropoli diventano per lui meccanismi che stritolano implacabilmente le loro vittime, guardate da Garcia Lorca con occhio commosso. Si rafforza in lui la necessità di vivere in un paese più equo, senza alcuna discriminante. E’ senz’ altro un’ opera molto avanti rispetto al panorama artistico europeo, così come lo sono le pieces teatrali che realizza nello stesso periodo : “El Publico”, ad esempio viene giudicata talmente all’avanguardia ed inopportuna per l’epoca, che verrà pubblicata solo alla fine degli anni ’70, e mai integralmente.

Dopo un breve, ma intenso soggiorno a Cuba in cui verrà affascinato dalla cultura dell’isola, tanto da collaborare con riviste locali e da scrivere “Son de negros en Cuba” – un canto d’amore per l’anima nera d’America – , Federico Garcia Lorca torna in Spagna nel 1930, facendo coincidere il suo ritorno con la caduta della dittatura ed il ritorno alla democrazia e alla libertà culturale. Nel 1931 viene nominato direttore del “Teatro Universitario la Barraca”, ricevendo l’incarico di portare la produzione teatrale spagnola in giro per il paese, raggiungendo le più remote aree rurali. Conosce in questi anni Rafael Rodriguez Rapùn, che sarà l’amore profondo dei suoi drammi e delle sue poesie,e al quale dedicherà i “Sonetti dell’amore oscuro”, pubblicati postumi. In questo periodo di libertà culturale Garcia Lorca non si limita a dirigere il teatro itinerante che gli è stato affidato, ma spesso sceglie per sè i ruoli d’attore più complessi, quelli che vivono le sue stesse inquietudini e tentano di ribellarsi agli stssi pregiudizi. e all’avanguardia, anche se il più delle volte vi partecipa vestito di una semplice tuta azzurra, a sottolineare ogni rifiuto di divismo e notorietà.

E’ durante questo periodo che scrive le sue opere maggiori e più note, conosciute come “la trilogia rurale” : “Bodas de sangre – Yerma – La casa de Bernarda Alba”: sono opere incentrate su personaggi femminili, che aspirano all’amore e lottano, si ribellano contro le ipocrisie della vita, scegliendo come alternativa allo squallore e alla miseria, la disperazione e la morte. Allo scoppiare della Guerra civile spagnola Garcia Lorca rifiuta la possibilità di asilo offertagli da Colombia e Messico, i cui ambasciatori prevedono il rischio che il poeta possa essere vittima di attentati e il 13 Luglio lascia Madrid per tornare a Granada, ben conscio del fatto che in Andalusia vive l’oligarchia più conservatrice di Spagna. Poco prima di partire rilascia un’intervista al “Sol” di Madrid in cui ribadisce la propria avversione verso le posizioni di estremismo nazionalistic, tipiche di quella destra che prenderà il potere di lì a poco, instaurando la seconda dittatura. Pochi giorni dopo esplode in Marocco la ribellione franchista, che avrà un’eco spaventosa nella città andalusa, instaurando un clima di feroce repressione.

Il 16 Agosto Federico Garcia Lorca viene arrestato e, nonostante i numerosi interventi a suo favore viene fucilato dopo tre giorni. La sua uccisione provoca riprovazione a livello mondiale, ma in territorio spagnolo Franco mette al bando tutte le sue opere, che verranno in parte riproposte alla morte del dittatore, nel 1975.

Il Romancero Gitano

Il successo popolare di Federico Garcia Lorca esplode nel 1928 con “Romancero Gitano”, che descrive il sentimento di fatalità, mistero e dolore del mondo andaluso. L’opera si compone di diciotto liriche ed è attraversata da temi come la notte, la morte, il cielo e la luna. L’opera riflette i dolori di un popolo perseguitato, che vive ai margini della società, sottomesso ad un’autorità cui cerca di ribellarsi. Il “Romancero” può essere diviso in due serie – lasciando da parte le tre parti dedicate agli arcangeli, e che sono il simbolo di Cordoba, Siviglia e Granada. La prima serie è la più lirica, in cui è forte la presenza femminile; la seconda, più epica, è dominata da figure maschili. Il Gitano, per cultura e credenze, si trova sempre a scontrarsi con due realtà forti : l’Amore e “gli Altri”, che invadono i suoi diritti ed il suo prestigio; gente del suo stesso popolo, ma soprattutto la Società, che li emargina e persegue con il proprio braccio armato, rappresentato dalla guerra civile. Il finale può essere sempre e solo di disperazione o morte: secondo l’autore sono infatti l’amore, il diritto personale e le credenze popolari a portare alla morte, o comunque a ferite morali di difficile guarigione.

In quest’opera Garcia Lorca pretende di fondere il linguaggio narrativo con quello lirico, facendo in modo che ognuno di essi mantenga le propri caratteristiche : fa sua la tradizione del “romancero”, in cui le storie si susseguono, spesso con un’inizio, ma senza una fine e in cui la trama si sviluppa attraverso i dialoghi che i personaggi hanno tra loro – e che solo in rarissime occasioni estendono al narratore. I personaggi di Garcia Lorca sono veri e propri gitani: gli uomini mantengono quasi sempre un comportamento passivo, ed hanno tratti che lui stesso definisce di maturità, saggezza e capacità di reazione – sebbene manchi nell’opera una vera e propria descrizione fisica dell’uomo. Le donne invece vengono descritte fin nei minimi dettagli, sia fisici che psichici e nell’opera vengono descritte come persone lamentose e deboli, che lasciano all’uomo la parte di forza e stabilità. Importanti sono i simboli della morte,che l’autore fa apparire innumerevoli volte : la luna ed il cavallo.

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