Adeje (Tenerife), la vita di Giacomo Bezzi
L’Onorevole Giacomo Bezzi è il cofondatore del Movimento Associativo Italiani estero MAIE, un partito politico italiano che rappresenta gli elettori residenti all’estero.
Dopo 15 lunghi anni passati impegnandosi a fondo nelle vicende politiche italiane, ha deciso di trasferirsi ad Adeje, un comune di Tenerife, nelle Isole Canarie, per dedicarsi ad altre idee e opportunità più stimolanti.
Ciao Giacomo, ormai da 3 anni, hai deciso di trasferirti definitivamente ad Adeje, nelle Isole Canarie, quali sono le bellezze di questo luogo, che attira numerosi turisti ogni estate?
Le Canarie hanno un microclima particolare si passa dal mare alla montagna (parco del Teide). In mezz’ora è come andare dalle spiagge italiane alle montagna trentine (dolomiti). Questo microclima favorisce la crescita di una flora e dei paesaggi incredibili anche favoriti dalla presenza del vulcano uniti a temperatura eccezionali per questo Tenerife è chiamata l’isola dell’eterna primavera.
Quando e per quale motivo hai deciso di lasciare il Trentino, tua terra d’origine, per trasferirti in Spagna?
Da quando ho deciso di non ricandidarmi alle ultime elezioni politiche in Italia nel 2008 e sono tornato alla mia attività imprenditoriale, ma in realtà frequentando l’isola di Tenerife da più di 10 anni per motivi di lavoro, l’idea di trasferirmi lì, la coltivavo ormai da tempo. Non è stata una scelta radicale, credo che con la globalizzazione e l’internalizzazione in atto, anche alla luce dei mutamenti sociali legati alla secolarizzazione, noi piccoli imprenditori possiamo e dobbiamo avere il coraggio di confrontarci in Europa e/o nel mondo con i mercati emergenti. Le Isole Canarie da questo punto di vista sono una straordinaria porta sull’Africa che si sta aprendo.
Non c’è un motivo preciso, dunque, credo molto nell’Europa e nelle sue potenzialità per la storia che ha rappresentato dal punto di vista culturale ed anche socio-economico, anche se ultimamente non siamo all’altezza delle problematiche che ci sono sul tavolo in questo momento nel mondo, ma il futuro starà nella capacità degli europei di essere protagonisti nei Paesi emergenti. I conflitti del Nord Africa insegnano che solo attraverso il confronto culturale e socio/economico potremo, noi europei, conservare un così alto livello qualitativo di vita. In sostanza, investire di più sulle idee e sulla conoscenza nelle future generazioni.
L’Italia non ti offriva molte possibilità per un avvenire sereno?
L’Italia sta vivendo un periodo di transizione dovuto alla situazione politica che nei prossimi anni provocherà instabilità e debolezza nel mondo del lavoro, ma anche una relativa crisi economica che è strutturale per noi ed è una forte debolezza alla crescita del Paese. Il tutto dovuto alle mancate riforme ma soprattutto a delle regole del gioco politico economico, ma anche della costituzione che non sono ancora state adattate al modello elettorale maggioritario ancora mal digerito dalla cultura politica e sociale italiana legata agli antichi orientamenti del secolo scorso.
Sei sposato? E come si trova la tua famiglia ad Adeje?
Si, ho moglie e due figli che frequentano l’uno l’università e l’altro la scuola superiore in Trentino, mia terra d’origine. Purtroppo non viviamo nello stesso Paese. Quando gli impegni scolastici lasciano spazio ci ritroviamo tutti a Tenerife e/o in montagna in Trentino.
Che attività svolgi attualmente? E quale attività svolgevi in Italia?
Ho da 10 anni una attività immobiliare e di gestioni turistiche tra l’Italia e le Isole Canarie. In Italia ero un imprenditore edile turistico e politico.
Quali erano le tue aspirazioni e i tuoi progetti al momento del trasferimento?
Dal punto di vista professionale, desideravo allargare ed aprire i miei orizzonti di lavoro rimanendo però in Europa ed a 4 ore di aereo dall’Italia, dal punto di vista privato, invece, desideravo vivere in un posto “caldo” nella zona euro dove la sicurezza sociale, la tranquillità ed il clima aumentassero la mia qualità della vita.
Sei riuscito a realizzare ciò che desideravi?
Credo di essere sulla buona strada.
Ti senti ancora un po’ italiano?
Italianissimo, sono anche il cofondatore del Movimento Associativo Italiani estero MAIE e responsabile per l’Europa. Inoltre, continuo ad interessarmi delle vicende italiane, meno di quelle trentine.
Quali sono gli aspetti di Adeje che cambieresti?
Ci sono le elezioni amministrative ed ho suggerito ai miei amici candidati, se eletti, di avere il coraggio di portare avanti la loro identità di popolo canario e di riuscire a spiegare ai loro figli e ai giovani che, aprirsi di più al mondo e creare un ponte socio-economico sull’Africa, può rappresentare un’importante opportunità.
Al momento del tuo trasferimento definitivo, hai avuto paura di fallire?
No, perché nella vita, mai nessuna scelta è da considerarsi definitiva. Non ho lasciato tutto alle spalle, ho solo ho deciso di chiudere, dopo 15 anni, alcune esperienze professionali e politiche, per dedicarmi ad altre idee e opportunità che mi stimolavano maggiormente. Ormai i tempi dell’emigrazione con la valigia di cartone e la nave sono passati, noi siamo con un piede in Spagna ed uno in Italia sempre. Ormai le comunicazioni sono e saranno sempre più facili e daranno a tutti noi emigrati la possibilità di tenere aperto il rapporto con il nostro Paese di origine.
Come è cambiata la tua vita dopo il trasferimento?
Sono più sereno, meno stressato e quindi sto meglio fisicamente. E’ stato come ritornare un po’ ragazzo dal punto di vista psicologico.
Quale è stata la tua prima impressione di Adeje?
Di incredulità, pensavo di essere in Africa invece, Santa Cruz de Tenerife è una citta europea a tutti gli effetti.
La situazione economica e lavorativa delle Canarie è molto lontana da quella italiana?
Non molto, direi piuttosto similare in quasi tutte le sue sfaccettature, solo nella parte istituzionale ci sono maggiori differenze, poiché si ottengono risposte in tempi brevi. E’ un’ isola e come tale, ha un regime fiscale agevolato ed uno statuto di autonomia riconosciuto a Madrid e in Europa, un po’ come quello dell’ autonomia speciale Trentina. Inoltre, il dibattito politico e culturale è simile ed anche le problematiche della gente sono ormai livellate sugli standard europei.
Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi ?
Qui c’è una forte identità territoriale, che però dovrebbe essere sfruttata maggiormente nel confronto con i Paesi del mondo per diventare un punto di forza. A volte, invece, tale identità territoriale, porta inevitabilmente ad una chiusura.
Sapresti dirmi tre aspetti positivi di Adeje?
Clima, EURO-ZONA, SICUREZZA.
In base alla tua esperienza, cosa consiglieresti ai giovani disoccupati italiani?
Di accrescere culturalmente la loro capacità di relazioni internazionali, come lo studio delle lingue e tanto altro. Da qui parte una più facile collocazione nel mercato del lavoro in Italia ed all’estero
Per scrivere a Giacomo Bezzi:
Indirizzo e-mail: bezzigiacomo@gmail.com
Intervista a cura di Nicole Cascione