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I musulmani in Spagna e la loro influenza

alhambra

Musulmani in Spagna: le influenze culturali

La ormai indelebile data dell’11 settembre 2001 ha cambiato tutto; anche la percezione e il modo con cui abbiamo iniziato a guardare l’Altro. Che, in questo caso specifico abbiamo quasi tristemente scoperto, come se prima non esistesse neanche. Per molti, questo Altro, sono diventati i musulmani ma esclusivamente come portatori di violenza e distruzione.

La cultura musulmana però è molto altro e permea di sé oggetti, parole e architetture di cui è piena l’Europa, in particolare la Spagna. E in tempi in cui è facile esasperare le proprie paure e trincerarsi dietro quello che qualcuno ha definito “scontro di civiltà” può essere importante ricordare come la cultura viaggi e abbia viaggiato nei secoli.

Pensiamo solo a quanto i Mori abbiano dato in un settore come quello agricolo. In Spagna cotone e seta, diventata poi una delle maggiori coltivazioni e ricchezze economiche medioevali, furono portate proprio da queste popolazioni. L’Andalusia, in arabo Al-Andalus, divenne uno dei maggiori centri produttivi e di commercio di questi tessuti. E, siccome i passi di cui è fatto lo sviluppo, non conoscono salti bruschi dobbiamo anche pensare a quanto l’agricoltura abbia beneficiato anche di alcuni importanti studi tecnico-scientifici legati ai sistemi di irrigazione. E, ancora una volta, furono i musulmani a migliorare e perfezionare la rete idrica portata dai romani. Basti pensare alla zona attorno a Valencia, ricca di complicati canali di irrigazione di origine moresca e diventati oggetto di studio per ingegneri e storici. O ancora la zona di Granada in cui i musulmani convogliarono le acque delle sierras per rendere ricche e fertili queste terre, attraverso un elaborato sistema di canali e gallerie.

A testimonianza di questa importantissima influenza tecnica vi è qualcosa di forse ancora più importante perché parte di quell’immenso patrimonio che ci permette di comunicare: la parola. Molte parole legate all’acqua e all’irrigazione, e all’agricoltura in genere, in spagnolo, riprendono e testimoniano la loro origine moresca: il sistema di rogge, in spagnolo chiamato acequia, in arabo era al saqiya; i semi di cartamo, dalle provate proprietà anti-colesterolo e in spagnolo chiamato alazor, in arabo era al-asfur. Ma se ne potrebbero trovare molti altri che raccontano non solo di una ricchezza prodotta da queste innovazioni tecnologiche ma anche di un mix di vita e linguaggi.

Ma i musulmani costruirono anche giardini lussureggianti oltre che, architettonicamente perfetti. Giardini e fiori la cui disposizione resta oggi testimoniata da alcuni giardini tra i più belli al mondo. Grazie anche a studi di botanica e tecniche di coltivazione di cui, l’esempio forse più conosciuto è un trattato del XII secolo redatto da Ibn Awwam, grande agronomo vissuto a Siviglia.

Insomma, la civiltà musulmana in Spagna fu, a ragione, considerata un esempio di grandezza e bellezza. Durante la dominazione moresca, soprattutto in Andalusia, vennero raggiunti vertici anche di convivenza pacifica mai più trovati dopo. mentre il resto dell’Europa si dibatteva e si dilaniava con le invasioni provenienti dal nord, alcune città spagnole vivevano una vita florida; sia dal punto di vista culturale sia economico. Non certo per caso, in quegli anni, Cordova divenne, in un certo senso, quasi una capitale culturale dell’intero continente europeo. Con la cacciata dei Mori e con la conquista da parte di alcuni principi cattolici, come Ferdinando di Castiglia, la penisola iberica vide la fine di una vera e propria età dell’oro.

E cosa dire dell’architettura spagnola? Gli architetti e gli ingegneri musulmani diedero il meglio di sé proprio in terra iberica attraverso la costruzione di castelli o altre strutture difensive. Ma basterebbe anche solo un esempio di sublime bellezza a ricordare la grandezza di questa cultura e di questa sapienza costruttiva: l’Alhambra di Granada, con i famosi muqarnas, elementi in legno per poter ricoprire vaste superfici con volte in pietra, o le meravigliose piastrelle smaltate note con il nome di azulejos.

Insomma, non pretendiamo certo di avervi dato informazioni esaustive su quanto realizzato dai Mori nella magnifica terra iberica; speriamo solo di aver fornito elementi per nutrire la curiosità e stimolare la tolleranza che, sempre, arriva quando c’è la conoscenza di tutti i debiti culturali che, noi europei, abbiamo con altre civiltà: quella musulmana su tutte.

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