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Il mondo dell’arte si accomiata da Antoni Tàpies

persone famose di spagna

Muore Antoni Tàpies, artista catalano

Il 6 febbraio 2012 muore, a 88 anni, nel suo domicilio di Barcellona Antoni Tàpies: ha segnato il percorso dell’arte e della pittura nella seconda metà del XX secolo.

Il giorno successivo all’annuncio della morte di Antoni Tàpies i Puig, fuori dal bell’edificio che a Barcellona ospita la fondazione omonima, si accalcava la gente che intendeva rendere omaggio a uno dei più grandi artisti del ‘900. Nel giro di poche ore, la Fundació Tàpies si era convertita in una strana cappella ardente: non c’erano le spoglie mortali dell’artista, non c’era la cappella, ma il pittore era nelle sue tele e dialogava con il suo pubblico dalle pareti attraverso le famose croci e i collage a base di calzini, coperte, paglia …

Tàpies è uno degli artisti spagnoli, o catalani come avrebbe probabilmente amato definirsi lui, più universali. Le sue opere sono presenti in quasi un centinaio di collezioni pubbliche: dallo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Karuizawa di Tokio, passando per il Moma di New York e la Tate di Londra. Adorato specialmente in Francia e Germania, tuttavia, il suo più grande rammarico in vita fu di non aver mai ottenuto un riconoscimento unanime negli Stati Uniti e magari ciò avverrà in modo postumo. Poco importa, un artista così è, e deve restare, senza frontiere, i cui unici limiti sono l’universalità che emana dalle sue opere.

Appartenente a una famiglia di politici catalanisti, dal quale ereditò l’amore per i libri e la lettura, l’artista nacque a Barcellona nel 1923 e dopo un primo tentativo di frequentare la facoltà di legge, si convertì molto presto alla pittura. Il breve percorso realista, rinnegato poi dal giovane Tàpies, lo iniziò alla sua vera vena artistica, l’avanguardia del ‘900 e la prima codificazione delle sue opere si riversarono nella rivista che fondò con amici artisti: Dau al Set. Tra i fondatori, oltre a Tàpies, Joan Bross, Joan Ponç, Modest Cuixart, Arnau Puig y Cirlot.

Il ponte tra l’avanguardia di Joan Miró e questa seconda ondata di pittori e artisti era stabilito.

La sua opera si consolida alla fine degli anni ’50 e ogni nuova decade ha apportato qualcosa di nuovo in quest’artista universale, dalla cultura enciclopedica, grande lettore, amante del jazz e della musica contemporanea, grande conoscitore di Klee, Ernst e Poe fino ad arrivare alla scoperta della filosofia zen, di cui si possono trovare evidenti tracce nelle opere degli ultimi anni. Politicamente antifranchista e nazional-catalanista, Tàpies intendeva l’arte anche come impegno politico e sociale, compito al quale non ha mai derogato sia nei suoi scritti, “L’Esperit Català” (Lo spirito catalano), che nelle sue opere come “Visca Catalunya” (Viva Catalogna) in cui appaiono le quattro barre della bandiera catalana. Da ricordare, inoltre, l’esposizione di Parigi “Assassins”, in cui denunciava le fucilazioni perpetrare dal regime franchista, mentre denunciava la “schiavitù” della donna in “Relleu ocre i rosa” (1965).

Tra le sue intuizioni più innovative: il portare materiali umili, poveri nella pittura e nell’arte, per arrivare poi alla trascendenza. Tàpies, con la sua sabbia, la polvere di marmo, le corde, la paglia, i vecchi lenzuoli e gli oggetti del vivere quotidiano, come i calzini bucati, le sedie sgangherate, non si è mai riconosciuto come artista astratto. Sembra difficile a volte capirlo a prima vista ma Tàpies è stato il precursore del “ritorno del reale nella pittura”. Per alcuni è il padre del graffitismo e di artisti come Basquiat. Un metafisico? Possiamo dire di sì e molto impegnato anche in battaglie concrete, come quelle politiche e sociali: si è sempre espresso contro l’apartheid, la tortura, le ingiustizie …

La croce è un simbolo ricorrente nella sua opera, a la volta usata come iniziale del suo cognome o molto più spesso per indicare la tensione tra la materia e lo spirito, tanto presente nella vita e nell’opera di Tàpies.

Tra le sue opere principali, distaccano “Gran pintura gris” (1955), “Oval blanc” (1957), “Porta gris” (1958), “Quadres grisos sobre marró” (1959), “Forma triangular sobre gris” (1961), ‘Gran ics’ (1962), “Incrustació i xifres” (1974), “Empremta de cadira” (1980), “Homenatge a Picasso” (1981), “Díptic de campanya” (1991), “Inspiració” (1991); le xilografie “Nocturn” e “Gest” (1995), “Rinzen” (1998) e il manifesto realizzato per il centenario del Football Club Barcelona (1999).

Ma il consenso sull’artista anche da parte della sua città non è sempre stato così scontato. Poco più di un anno fa una replica del famoso “Calzino” (El Mitjó in catalano) fu sistemato sulla terrazza della sua fondazione. La scultura era stata incaricata negli anni ’90 dal Governo catalano per decorare la sala ovale del Museo di Arte Moderna (MNAC), ma una furibonda polemica – chissà forse perché il calzino era bucato! – Ne impedì la sua collocazione. L’artista dunque produsse una versione ridotta e la collocò sul tetto del museo.

Di materiali e oggetti semplici è ricca tutta la sua opera e basta alzare gli occhi sulla facciata della fondazione, che l’artista ha voluto regalare alla città che amava (1990), per rendersene conto. Questa è coronata da “Nuvols i cadira” (Nuvola e sedia), una grande scultura che dà il degno saluto di benvenuto a quanti tentino di penetrare nell’universo del grande artista scomparso.

Il sito della fundació Tàpies di Barcellona:

www.fundaciotapies.org

Di Paola Grieco

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