Il Vermut, l’aperitivo della Catalogna
Chi pensa che il Vermouth sia un drink che si beve soltanto nei vecchi bar di campagna, ebbene sappia che nella cosmopolita, internazionale e vivacissima Barcellona è uno degli aperitivi che va per la maggiore, tra i nativi, perché i turisti difficilmente lo sanno. L’abitudine a prendere un Vermut o Vermu (catalano per Vermouth) come aperitivo è più viva che mai a Barcellona e in Catalogna.
In inverno lo si beve in suggestivi “bar a tapas” o “bodegas” in succulenta compagnia di stuzzichini come pimientos del padrón (piccolissimi peperoncini verdi, dolci passati in padella), acciughine salate, prosciutto sopraffino, calamari alla romana e patatas bravas (patate fritte con intingolo di salsa rosa). In estate, più fresco, lo si degusta all’aperto, nelle arieggiate terrazze di quartieri carichi di fascino e storia come Gràcia o nei chiringuitos delle varie spiagge cittadine, una fra tutte: Barceloneta.
Fortunatamente quest’antica tradizione sopravvive, nonostante i bar di design, iper – moderni e frequentatissimi, abbiano soppiantato molti dei vecchi “bar a barra” (quelli in cui ci si accomoda su alti sgabelli affacciandosi su vetrinette cariche di leccornie), il tempio giusto per questo delizioso liquore dal sapore amarognolo, aromatizzato con erbe e spezie.
In Catalogna ci sono degli ottimi produttori di Vermut, anche biologico, che seguono la tradizione italiana nella preparazione di questo liquore aperitivo – bianco o rosso – composto di vino bianco, assenzio e altre sostanze amare e toniche. Sono vini tipicamente europei, con un aroma caratteristico che conferisce un’eleganza particolare, molto adatti ad un cocktail aperitivo. La produzione di Vermut in Catalogna si concentra nel Priorat, nella provincia del Falset (Tarragona), dove esistono numerosi vinificatori del liquore che utilizzano le erbe locali (più di 130 ingredienti) e possiede una gran tradizione nella città di Reus.
La leggenda pone l’origine della bevanda molto indietro nel tempo, facendola risalire al celebre Ippocrate l’elaborazione del primo “Vinum Absinthiatum” (vino d’assenzio), dalle virtù medicinali (IV secolo a.c.). Qualche secolo più tardi, fa la sua entrata in scena un erborista italiano che da vita al primo melange, che fu portato fino alla corte di Baviera e denominato “Wermut Wein” (dal tedesco, vino Vermouth). Ma fu soltanto a Torino, nel 1786, che tal Signor Marendazzo, padrone di una nota liquoreria nel pieno centro della città, dette per la prima volta dignità al Vermouth che iniziò a spopolare partendo proprio dalla corte dei Savoia. Secondo la storia, il suo giovane aiutante, tal Antonio Benedetto Carpano (e questo cognome dovrebbe ricordare qualcosa ai lettori più attenti) decise di mescolare le qualità sopraffine del moscato con una miscela di erbe aromatiche e spezie (di cui aveva imparato le proprietà dai monaci della valle), creando un vino aromatico che, ben presto, divenne il favorito di tutti i torinesi. Per quarant’anni la liquoreria fu il luogo più frequentato della città. Vuole la leggenda che un omaggio del liquore fu fatto arrivare al re Vittorio Amedeo III, il quale, una volta degustato, decise di sospendere la produzione del rosolio.
A partire dal XVIII secolo si creò, nel torinese, una vera e propria aristocrazia di fabbricanti di Vermouth, i cui ingredienti erano (e sono tuttora): vino bianco e infusione di oltre trenta tipi di erbe e spezie differenti, senza coloranti e con aggiunta di molto zucchero.
Per i catalani “fer un Vermut” (andare a farsi un Vermut in catalano) è molto più che andare a prendere un semplice aperitivo, significa condividere e partecipare ad un rito unificatore, basato sulla compagnia e la giovialità.
Per saperne di più sulle origini del Vermouth italiano: www.comune.torino.it
Per sapere dove andare a bere Vermut nei vari quartieri di Barcellona:
http://vermouth-barcelona.blogspot.com
Di Paola Grieco