L’Alhambra, nella città di Granada
Granada, capitale dell’omonima regione, è una delle città più visitata della Spagna, grazie ai molti monumenti, le celebri grotte del Sacromonte e naturalmente a “L’Alhambra”. Le strutture ricettive e turistiche, non mancano e oltre ai caratteristici locali e ristoranti andalusi c’è un grande offerta anche di pensioni e Hotel economici a Granada.
“Al-hamra”, la fortezza rossa e secondo alcune leggende questo nome le fu dato a causa del colore rosato che le mura del complesso assumono al tramonto. L’Alhambra è una vera e propria cittadella murata, che sorge all’interno della regione di Granada già di per se fortificata. Questa doppia cinta muraria assicurava pertanto non solo la sicurezza del Califfo che vi abitava con la sua famiglia, ma anche l’indipendenza economica della cittadella. All’interno dell’Alhambra sorgevano infatti negozi, botteghe, scuole e moschee.
Nel 1238 il Califfo Muhammad ibn Nazhar (fondatore della dinastia nasride) fece il suo ingresso a Granada da vincitore contro i cristiani e, a chi lo acclamava come “vincitore per grazia di Dio”, egli rispondeva: “Non vi è altro vincitore se non Dio”- motto che fece poi incidere lungo tutte le mura dell’Alhambra e sullo stemma della dinastia nasride. Egli diede il via alla costruzione del complesso dell’Alhambra, portato avanti poi dal figlio Muhammad II° che ne eseguì anche la cinta muraria. Il termine dei lavori si ebbe però solo nel 1354 con Muhammad V°.
Nel 1492 i Re Cattolici riconquistarono la regione e la città di Granada, e fecero dell’Alhambra la nuova Residenza Reale. Questo, che sembrava un affronto al precedente Califfato, fu invece il motivo per il quale ancora oggi possiamo ammirare questo capolavoro: la Chiesa, infatti, rancorosa verso gli arabi distrusse tutto ciò che essi avevano costruito, volendo ripulire le città della precedente presenza estranea.
Il complesso che compone l’Alhambra è stato realizzato costruendo palazzi, patii e giardini in un susseguirsi di spettacolari scenari che rimandano alla preziosità e alla finezza dell’arte andalusa. La strada d’accesso principale porta fino a quello che fu poi denominato il “palazzo di Carlo V°”, risalente al 1348, su cui è possibile scorgere il rilievo di una mano sormontata da una chiave, che secondo le tradizioni arabe simboleggiano la metafora della conoscenza (la mano del saggio impugna la chiave che apre la porta della conoscenza).
Il palazzo – datato 1547 – ha pianta quadrata e cortile interno circolare; il colonnato presenta stile dorico e ionico a diversi livelli, ed è riccamente decorato da fregi con teste di toro, di tradizione greco-romana. Di qui, attraverso un giardino in cui si possono scorgere le quattro torri di guardia (accessibili e da cui si gode di uno splendido panorama) si entra in un giardino che porta a due dei palazzi più noti e meglio conservati di tutto il complesso: il “Palazzo dei Leoni” e il “Palazzo de Comares”, entrambi risalenti al XIV° secolo.
Nel “Palazzo de Comares” si trova la sala “mexuar”, la più antica del complesso destinata alle udienze all’amministrazione della giustizia. Vi si trova una specie di soppalco chiuso, da cui il sultano poteva ascoltare senza essere visto; dalla sala si esce al “patio de mexuar”con una gronda originale in legno di cedro – importato dai sultani – inciso con motivi a conchiglie e due facciate con bordure in ceramica che rappresentano l’entrata ufficiale del palazzo: la stanza interna è stata però ri-decorata con gli stemmi dei Re Cattolici. Il recinto centrale del “Palazzo de Comares” è bordato da mirti che corrono tutt’attorno ad una vasca che occupa gran parte del patio.
Elemento principe dell’intero complesso è l’acqua,che fungeva non solo da elemento vitale, ma soprattutto da specchio: da questa vasca in particolare si può vedere il riflesso dell’ imponente “Torre de Comares”, da cui si dipana una lunga galleria che porta all’anticamera della sala del Trono, usata come sala di ricevimento, riporta sulla parte inferiore del fregio la parola “baraka”, che significa benedizione, saluto. La vera e propria sala del Trono (o sala de Comares) è la più ampia e alta del palazzo. Al suo interno si trovano la “Torre de Comares” e la “Sala de los Mozarabes” .
Nella “Torre de Comares” vi sono nove camere con finestre chiuse da vetrate colorate (chiamate “cumarias”, da cui deriva il termine “comares”); le pareti interne sono decorate con motivi naturali – conchiglie, fiori, stelle, mentre il salone centrale è decorato con rilievi dorati e con i famosi “azulejos”, le splendide piastrelle di maiolica tipiche della Spagna. Il pavimento originale riportava, in ceramica bianca e blu gli stemmi della casata, circondati da mille decorazioni. Il soffitto è un vero capolavoro dell’arte medievale: realizzato in legno di cedro, riporta intarsi di diversi colori che formano una serie di stelle sovrapposte, a livelli diversi. Al centro, nel punto più alto, vi è un trono su cui, secondo il Corano, siede Allah; da questo punto il soffitto è suddiviso in sette parti geometriche, che rappresentano i sette cieli che sovrastano il mondo terreno.
Si dice che la continua ripetizioni di simboli cosmici con la presenza divina al centro e i riferimenti alle parole del Corano fosse una intenzione chiara di dichiarare come il sovrano fosse la rappresentazione di Dio in terra, ed anche per questo motivo la sala è destinata ad essere quella del Trono. Le pareti sono inoltre splendidamente e riccamente decorate con versi coranici e poemi arabi.
La saletta centrale era destinata al Sultano Yusuf I° – il realizzatore del “Palazzo de Comares”, che dava direttamente sull’ harem del sultano alla “Sala de los Mozarabes”, completamente decorata con incisioni religiose e stemmi della dinastia Nasridi. Dalla sala, attraverso una serie di arcate, si giunge al “Palazzo dei Leoni” .
Datato 1377 fu realizzato da Muhamad V°, figlio di Yusuf I°. Il palazzo ha una pianta rettangolare, e lo splendido cortile interno è circondato da 124 colonne in marmo bianco sul cui capitello sono state intarsiate iscrizioni religiose. Attorno al cortile si trovano le stanze del sultano e delle sue spose, e alle due estremità vi sono due templi che con la loro pianta quadrata e cupole in legno, richiamano le tende dei beduini. All’interno del palazzo la “Sala de los abencerrajes” fu la stanza privata del sultano, e ne sono testimonianza i muri riccamente decorati; il soffitto dipinto con le tradizionali decorazioni islamiche che rappresentano lo zodiaco, si riflette nella piccola fontana al centro della stanza. La sala assumeva una nota di magia quando, a seconda della luce che entrava nelle diverse ore della giornata, assumeva diverse colorazioni e riflessi.
Tra questa sala e quella “Dei Sovrani” si trova la preziosa “Fuentes de los Leones”, regalata dal visir ebreo Samuel Ben Nagrela al sultano. I leoni che la compongono risalgono al XI° secolo, e rappresentano le dodici tribù di Israele: due dei leoni hanno un triangolo inciso sulla fronte, e rappresentano invece le tribù elette, quella di Giuda e quella di Levi. Attorno al perimetro della fontana sono incisi i versi del poeta Ibn Zamrak. La “Sala dei Sovrani” era destinata alle feste; sulle volte del soffitto vi sono dipinti i primi dieci sovrani di Granada, mentre su quelle laterali sono ritratte dame e cavalieri – dipinti eseguiti nel XV° secolo.
Spettacolare è la “Stanza delle sorelle”, una delle più belle del palazzo: completamente ornata di iscrizioni e poemi, la stanza ospita le due sorelle, appunto, due splendide lastre di marmo bianco identiche per peso, dimensione e colore, poste verticalmente ai lati della fontana centrale.
Vera gemma dell’intero complesso sono i bagni, la cui struttura ricalca quella delle terme romane. Le sale che li compongono sono tre: lo spogliatoio (con i letti dedicati al riposo dopo il bagno); la sala dei massaggi – ricca di arcate e la sala del vapore, le cui volte si aprivano su lucernai a forma di stella coperti di cristalli colorati.
Attualmente tutto il complesso dell’Alhambra è di proprietà del governo spagnolo, che, nella parte in cui sorge il convento francescano ha ricavato un “parador”, un hotel di lusso, ma nonostante questo nel 1984 l’Unesco ha dichiarato l’intero complesso Patrimonio Culturale dell’Umanità, ed è una delle sette meraviglie del mondo moderno.
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