L’arcipelago di Cies, al largo della costa galiziana

L’arcipelago delle Isole Cíes si trova al largo della costa galiziana, a circa 15km dalla città di Vigo, nelle Rías Baixas Gallegas della provincia di Pontevedra.

L’arcipelago è formato da tre isole: Isla de Monteagudo (o del Norte), Isla del Faro (o del Medio) e Isla de San Martiño (o del Sur). Dichiarato Parco Naturale nel 1980, l’arcipelago fa oggi parte del Parque Nacional de las Islas Atlántica de Galicia, creato nel 2002. Mentre le prime due isole sono unite tra loro da una scogliera artificiale, l’isola di Monteagudo è separata dalla costa dal Capo Home, facente parte alla Penisola del Morrazo, che con i suoi 10km di larghezza separa di fatto le Rías di Vigo e Pontevedra. Tra Monteagudo e San Martiño c’è invece uno stretto (di circa 500mt), conosciuto come Freu da Porta.

Mappa arcipelaghi galizia cies

Le tre isole sono prevalentemente montagnose: le coste rivolte ad ovest sono formate da falesie quasi verticali, che spesso superano i 100mt d’altezza e caratterizzate da cove e grotte formatesi grazie all’erosione del mare e del vento. Nella parte ad est la zona è più dunare e boschiva, grazie alla protezione delle montagne.

Nel 2007 il Guardian elesse la spiaggia di Rodas – sull’isola di Monteagudo – la più bella spiaggia al mondo.

Arcipelago Cies spiaggia

LA STORIA

Nell’antichità le tre isole vennero chiamate Siccae (secche), ma molti sono stati i reperti risalenti ad epoche antichissime: segno che nonostante il clima, erano abitate. I resti più antichi trovati alle Isole Cíes sono databili al 3500 a.C.  Diverse furono le popolazioni che vi si insediarono, tra cui i Romani, che hanno lasciato diverse ceramiche e gioielli, oltre a numerosi e preziosi scritti di Estrabone, Plinio o Diodoro, in alcuni dei quali si può leggere la relazione delle visite di Giulio Cesare. Oggi tutti questi oggetti sono conservati oggi al Museo di Pontevedra.

Durante il Medioevo (tra il secolo XI ed il XIV) le isole furono abitate da monaci di diversi ordini: francescani, benedettini e l’ordine di Cluny. Di quest’occupazione religiosa, prolungatasi nei secoli, rimangono a testimonianza diversi monasteri, come il San Estevo – nell’isola del Faro – e quello di San Martiño, nell’omonima isola.

L’arcipelago si trova, è indubbio, in una posizione strategica, e ciò ha fatto gola a molti, tra cui pirati turchi e normanni, ma anche a nobili armate, come quella inglese capitanata da Sir Francis Drake, che occupò la Ría di Vigo fino al secolo XVIII, provocandone un importante spopolamento.

Verso la metà del XIX secolo venne costruito, nella Isla de Medio, il primo faro dell’arcipelago, che darà poi il nome all’isola stessa. Nello stesso periodo famiglie della penisola di Morrazo dedite alla pesca e all’allevamento iniziarono a stabilirsi nelle tre isole, ripopolandole…ma fu solo per un breve periodo: l’arcipelago venne dichiarato “terra abbandonata” agli inizi degli anni ’60.Tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80 l’arcipelago divenne meta turistica soprattutto per le famiglie di Vigo e Pontevedra, che le potevano raggiungere facilmente. Per un periodo le tre isole godettero di un turismo quasi di massa, che accompagnato ad una minima industrializzazione e allo sfruttamento ambientale, ne provocò un rapido degrado.

Forse per arginare un fenomeno turistico che avrebbe portato alla distruzione di un patrimonio naturalistico importante, l’arcipelago venne dichiarato Parco Naturale nel 1980, e dal 1984 è di proprietà della Xunta de Galicia: i servizi sulle isole sono minimi, non è possibile pernottarvi, e l’accesso è consentito solo a 2200 persone al giorno.

IL PARCO NATURALE

La Xunta de Galicia, intenzionata a proteggere un territorio che si stava deteriorando, decise di chiedere al Governo una maggiore tutela ambientale, e fu così che nel 2002 venne creato il Parco Nazionale Marittimo-Terrestre delle Isola Atlantiche della Galizia.  Il parco, che si estende su 1200 ettari di terra e su 7200 ettari di superficie marina, è formato da una serie di arcipelaghi ed isolotti, tra cui: le Isole Cíes, l’isola di Ons e Onzeta (che formano l’arcipelago de las Ons), Sálvora, Noro, Vionta, Cortegada e le isole di Malveyras.

Isole Cies

Dal 1992 sulle Isole Cíes è proibita la pesca subacquea, e dal 1988 l’arcipelago è Zona di Protezione per gli Uccelli, tante sono le specie che ogni anno nidificano qui o sostano durante le migrazioni.

La macchia dell’arcipelago è tipicamente mediterranea, e si compone principalmente di specie autoctone, come il toxo (la ginestra odorosa), la xesta (la retama) o il torvisco (la dittinella), anche se in molte aree boschive le alterazioni ambientali, dovute soprattutto ai forti venti salmastri, hanno fatto sparire specie autoctone come il fico selvatico ed il cerro, che sono state sostituite con pini ed eucalipti.

Nella zona dunare e vicino alle spiagge, invece, molte sono le specie endemiche salvate dall’estinzione, come la erba de namorar, conosciuta in tutta la Galizia.

Il parco è sede della colonia più grande al mondo di gabbiani (ben 22.000 coppie), la specie dominante a Cíes, ma ci sono diversi esemplari di cormorani (2500 coppie). Un importante censimento risalente al 1960 ha fatto scoprire la specie dell’ arao iberico: un bellissimo, piccolo pinguino, che oggi purtroppo rischia l’estinzione anche qui.

Arao iberico cies

Molte sono le specie di uccelli che vivono stabilmente nell’arcipelago o si fermano durante le migrazioni: rapaci, pellicani, tortore e picchi tra gli altri. L’arcipelago dispone di due osservatori ornitologici uno a Alto da Campá (Isola del Faro) e l’altro a Faro do Peito, a San Martiño.

Non solo specie protette vivono sulle isole, ma anche le più comnuni, come farfalle, ricci, lumache, lucertole, ragni, e in minor numero data la scarsità d’acqua, i serpenti.

LA ZONA SOTTOMARINA

Si tratta di uno degli ecosistemi più ricchi di tutta la costa galiziana, dove si estende una delle maggiori praterie d’alga parda del Mediterraneo.

In questo ecosistema protetto vivono varie specie di molluschi, ma soprattutto i percebes, appartenenti alla specie pedunculata e tipici della Galizia. Tutto la parte rocciosa dei fondali è ricca di granchi, polpi ed aragoste, mentre le parti più sabbiose sono ricche di rombi, sogliole e platesse. Le zone più interne, vicino alla costa sono invece dei veri e propri boschi di anemoni e ricci di mare. Non è raro vedere al largo balene, delfini e tartarughe marine. Il sistema di circolazione delle acque, che entra ed esce dalle rías gallegas permette il mescolarsi di acque dolci e salate, e la crescita quindi di preziosi microrgansimi che fungono da alimento per le altre specie.

Nonostante la grande attenzione e la politica di preservazione del Parco, l’inquinamento non manca: i porti commerciale e sportivo di Vigo, per esempio e l’ importante attività industriale sviluppatasi lungo la costa galiziana, minacciano l’ecosistema dell’arcipelago. Una menzione speciale va fatta all’intenso commercio petrolifero, il maggior responsabile di queste condizioni: basti pensare che fu proprio lungo questo tratto di costa che nel 2002 affondò la petroliera Prestige, che in poche ore inquinò ben il 90% della superficie marina del Parco Nazionale. Dopo un anno dal disastro il fondo marino era ancora severamente inquinato, con gravissimi danni sia per la flora che per la fauna: è stato più volte precisato che, sebbene ci vogliano decenni perchè la situazione torni “stabile”, sarà impossibile he l’ecosistema si riequilibri e torni ad essere com’era prima del disastro.

A cura di Diletta Fraizzoli