Micro sala: musica e teatro in formato ridotto
Luis de Arquer, giovane compositore e concertista catalano, vive da sempre circondato dal mondo dello spettacolo e della musica: a soli sette anni improvvisava al piano le musiche di Bach e Chopin, così la famiglia lo mandò a studiare a Parigi, dove i suoi maestri lo definirono un talento puro. La sua musica nasce dall’improvvisazione, dalla necessità di lasciar trasparire se stessi nell’opera d’arte.
Compositore, interprete e grande improvvisatore, Luis de Arquer è uno degli artefici di un singolare progetto che ha entusiasmato gli appassionati di musica concertistica, e non solo. Qualche tempo fa, infatti, Luis ha deciso di creare in casa sua una “micro sala” per musica. La casa in cui vive è un piccolo palazzetto: lui abita il primo piano, mentre a piano terra ha realizzato questa sala, dove ogni sabato alle 21.00 tiene un concerto. Il suo amore per i classici prende forma nelle improvvisazioni di Chopin, Bach, Beethoven, cui spesso aggiunge musiche del suo repertorio. Alla fine del concerto brinda con champagne assieme alla platea composta (al massimo) da 43 persone. Di più la sala non ne tiene.
Luis racconta di come fosse difficile all’inizio presentare una sala concertistica di questo tipo: molti erano i detrattori di questo progetto, tanto che spesso pensò di lasciar perdere. Cambiò idea quando un sabato sera dello scorso anno più di venti persone assistettero al suo concerto, snobbando l’importante partita Barcelona – Real Madrid, che si giocava e trasmetteva alla stessa.
Il compositore catalano è solo un rappresentante della nuova tendenza artistica spagnola: molte sono oggi le “microsale” che ospitano teatri, sale di danza e di musica, per un massimo di 80 spettatori. “Al teatro Ensalle (racconta il direttore e co-fondatore Pedro Fresneda) la media è di 48 spettatori”.
Fresneda e sua moglie, l’attrice Raquel Hernandez, aprirono questo piccolo teatro e laboratorio di arti sceniche nel cuore di Vigo, circa nove anni fa. Agli spettatori, in cambio dei 9 euro del biglietto, offrono uno spettacolo di teatro e danza. “L’intenzione – continua Fresneda – è quella di far sì che il pubblico torni ad appassionarsi al teatro, alla musica, alla danza, senza per forza dover assistere a spettacoli imponenti. Spesso una piccola rappresentazione rende lo spettatore più partecipe ed interessato”. Dopo lo spettacolo, infatti, il pubblico si ferma e, davanti ad un bicchiere di vino offerto dagli artisti, chiacchiera con gli attori ed il direttore, scambiando opinioni e punti di vista.
Sono della stessa opinione di Fresneda anche Rodolfo Cortizo ed Eva Varela, fondatori del teatro “La Puerta Estrecha” a Madrid. “Non si può entrare in un teatro come se fosse un luogo qualunque – dicono – il teatro è un luogo sacro, come una chiesa”. La definizione fa un po’ sorridere se si pensa che il loro teatro fu un collegio femminile durante la dittatura di Primo de Rivera e una sala di cinema porno con Franco. L’edificio venne abbandonato alla fine della Guerra Civile, e i due attori impiegarono quasi un anno per ristrutturarlo e realizzare la loro sala di teatro.
Anche Roberto Torres, fondatore del Teatro Victoria, a Santa Cruz de Tenerife, si mostra entusiasta dell’effetto che le “microsala” hanno avuto sul pubblico : “E’ un pubblico che per la prima volta si trova a distanza ravvicinata: sente il respiro dell’attore, tanto che a volte mi sembra di avere una sala in apnea. Sentendo noi così vicino hanno paura di disturbare la rappresentazione anche solo respirando”.
Compositori, direttori, ballerini e attori hanno realizzato la loro “microsala”, un mondo a parte, sospeso in quella magia che è l’arte.
Da alcuni anni, a sottolineare l’importanza che il fenomeno sta assumendo, si è creata la Red de Teatros Alternativos, che riunisce le “microsala” sparse sul territorio nazionale: “Lottiamo per avere un piccolo spazio di libertà, e mantenere viva la nostra arte”. Conclude Fresneda.