Il quartiere Lavapies a Madrid
Molto si può dire, e molto è stato detto, di questo quartiere tranne che non abbia una spiccata personalità. E come spesso accade una forte personalità è anche complessa e variegata. Il quartiere Lavapies di Madrid suscita sentimenti netti, quasi privi di sfumature o tentennamenti: o lo si ama o lo si odia.
Io l’ho amato appena mi ci sono trovata bighellonando tra le strade della capitale spagnola. Uscendo dalla stazione di Atocha, non molto lontana, mi è parso di avvertire una diversa sfumatura di luce, come un impercettibile modificarsi di ombre e colori. E di profumi. Negozi etnici di tutti i tipi rimandano aromi di spezie e cucine del mondo. I lineamenti dei visi si mescolano in un caleidoscopio di etnie che sembrano condurre in un paese a sé.
Siamo in un quartiere ricchissimo di storia, anticamente ghetto ebraico da cui, pare, prenda il nome: era infatti il modo in cui veniva chiamata una fontana in cui, i fedeli si lavavano i piedi prima di entrare in sinagoga. E fino al 1492, anno della definitiva cacciata, gli ebrei subirono molte angherie in questo quartiere. Poi, nel corso dei secoli ne arrivarono altri, dall’Africa e da altre zone della Spagna. Da sempre quindi, impregnato di una storia difficile e per nulla pacifica.
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Durante la Guerra Civile fu teatro di scontri tra anarchici e franchisti per poi essere abbandonato alla fine di questo triste periodo. Comincia così un periodo di degrado che continua fino agli anni ottanta e novanta. Poi, piano piano, un’altra svolta, un altro strato di umanità e storie. Diventa un quartiere di immigrati e giovani dalle non enormi possibilità economiche. Alcuni di loro occuperanno abusivamente le case, ma altri le ristruttureranno dando al quartiere, nel corse degli anni, quell’aspetto un po’ bohemien e un po’ artistoide che tuttora conserva.
Centri culturali, gallerie e piccoli cinema, bar, e locali dove si ascolta qualunque tipo di musica emanano un senso di rilassatezza. Certo, come tutti i quartieri multietnici, non mancano i problemi e gli episodi di tensione. Ma resta, per me, uno degli angoli più vivaci e vitali di Madrid. Certo non ha la maestosità e la “magnificenza” di altri luoghi della capitale, emana da ogni angolo le contraddizioni di cui è fatta la convivenza di molte etnie.
Se vi siete spinti fino a qui c’è un posto che sicuramente darà ristoro al vostro appetito: Melo’s un locale sempre strapieno, rumoroso e un po’ guascone, dove mangiare tapas da acquolina in bocca e panini con uno dei prosciutti più buoni che abbia mai assaggiato. Scordatevi di sedervi o di mangiare in tranquillità. Lasciatevi trasportare e fate come i madrileni che, non a caso, ne hanno fatto uno dei punti di ritrovo più conosciuti.
Paola Grieco