Aneddoti sul passaggio di Maradona in Spagna e Barcellona
A poco mesi dall’annuncio di una sua probabile candidatura come ct delle Furie Rosse (la nazionale Spagnola), Diego Armando Maradona muore, a 60 anni, per un arresto cardiorespiratorio. Il 25 novembre del 2020 sarà ricordato per sempre dagli aficionados del calcio di classe, sprofondati in un lutto sincero.
Appena ragazzino e con una capacità e grinta infinite, el Pibe de Oro riuscì a risalire la scala sociale grazie alle sue gambe (proveniva da un intorno molto povero), ispirando e dando speranza a migliaia di ragazzini desiderosi di seguire i suoi passi.
Il grande attaccante argentino fu molto più che un calciatore: fu una referenza popolare che influenzò più di una generazione. La sua ascesa stellare, però, segnò forse anche la sua fine precoce.
Lanciato giovanissimo, a 17 anni, nell’arena del calcio, idolatrato molto presto a livello planetario, cadde in un vortice segnato dall’iniziazione alla droga e da una vita disordinata, anche sentimentalmente.
I suoi primi passi al di fuori dell’Argentina iniziarono in Spagna. Il ragazzino che schizzava in campo segnando goal a raffica, lasciando interdetti portiere e pubblico, approdò a Barcellona per non fermarsi più.
Ve lo raccontiamo qui, iniziando dal perché di alcuni dei suoi soprannomi.
I soprannomi del Pibe de Oro
Pibe de Oro, D10S, DieGol, Barrilete cósmico, El Pelusa … questi sono soltanto alcuni dei soprannomi assegnati a Maradona nel corso della sua folgorante carriera in Argentina, in Spagna, in Italia e nel mondo. Se i primi tre sono abbastanza intuitivi e non necessitano spiegazione, vale la pena ricordare perché Maradona era conosciuto come “barrilete cósmico” e “el Pelusa.
L’uomo che battezzò Maradona barrilete cósmico (aquilone cosmico) fu Victor Hugo Morales, giornalista, scrittore e radiocronista sportivo urugaiano. L’occasione fu la cronaca esaltatissima del giornalista in occasione del “goal del secolo” di Maradona, durante i mondiali di calcio del Messico del 1986 (Argentina 2, Inghilterra 0). Qui un estratto da Wikipedia dove per la prima volta Morales usò il nomignolo: “la giocata migliore di tutti i tempi.. aquilone cosmico … Da che pianeta sei venuto … Per lasciare per la strada così tanti inglesi?”
El pelusa (la traduzione letterale in italiano è lanuggine) viene da molto più lontano e precisamente dai primi passi di Maradona nel mondo del calcio in Argentina. Questo ragazzino magrissimo, bassino, veloce come un razzo in campo era dotato di una folta capigliatura: da qui “lanuggine”, appellativo che lo accompagnerà, come gli altri, fino alla fine dei suoi giorni.
Maradona e la Spagna: da Barcellona a Siviglia, passando per Granada
Secondo Claudia Villafane, una delle ex mogli di Maradona e madre delle due figlie Dalma e Giannina, Maradona provò la droga per la prima volta in Spagna. Qui, poco prima del passaggio da Barcellona a Napoli, ebbe inizio la sua “disavventura” con le sostanze stupefacenti.
Quando si fa riferimento alla carriera sportiva di Diego, si è soliti citare il suo passaggio dal Boca Juniors al F.C. Barcellona (Barça), per arrivare al suo decollo, in tutt i sensi, verso il Napoli e la Serie A italiana.
Ci si dimentica spesso, però,che persino i tifosi di Siviglia e di Granada poterono giubilare per l’attaccante argentino nelle rispettive squadre. Durante la stagione 1992-1993, Maradona giocò 29 partite nel Sevilla FC, marcando 8 goal. Per la squadra di Granada, invece, l’ex Pibe de Oro giocò una partita amichevole nel 1987, per promuovere l’ingaggio del fratello minore.
Se è vero, però, che l’iniziazione alla droga per Maradona iniziò in Spagna, ebbe inizio sempre qui, nel F.C. Barcelona, la fulminea carriera europea di questo indimenticabile colosso del calcio.
Gli anni di Maradona al F.C. Barcelona
Ebbene sì, Leo Messi non è la prima stella argentina che calpestò il prato del Camp Nou, bensí Diego Armando Maradona.
Il 4 giugno del 1982 fu ufficiale l’ingaggio di Diego nel club blaugrana. L’ingaggio fu definito allora il più caro della storia del calcio: 1.200 Milioni di pesetas che corrispondono oggi a circa 29 milioni di euro.
Una stella era nata. Una stella che dimostrò tutto il suo talento di attaccante con pedigree in moltissime occasioni. Una delle quali lo rese immortale agli occhi dei tifosi e persino degli avversari. Ci riferiamo alla sorprendente goleada che lasciò interdetto Juan José al Santiago Benarbúe, nella finale del campionato. Persino i tifosi sconfitti del Real Madrid non poterono fare a meno di applaudire D10S.
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Maradona e Udo Lattek
Al suo arrivo al Barça, El Pelusa segnò 6 goal nelle prime 13 partite e continuò a impressionare i tifosi ma un poco meno l’allenatore tedesco Udo Lattek, che doveva fare i conti malvolentieri con la complessa personalità di Diego. Maradona, poco più che ventenne, dava già segni di insofferenza alla disciplina e alle regole. Tra i tanti aneddoti, si narra che, a volte, l’allenatore, per marcare la sua autorità, non aspettasse il ritardatario Maradona e partisse con la squadra in pullman verso una partita, che si teneva fuori da Camp Nous, senza el Pibe de Oro.
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Maradona e El Flaco
Le cose cambiarono con l’arrivo di César Luis Menotti, detto El Flaco (il magro in italiano), allenatore argentino. Menotti decise di adattarsi all’attaccante stella della squadra e non tentare di piegarlo. Tra i tanti aneddoti che si possono leggere nel notiziario del FC Barcelona, pare addirittura che Menotti decidesse di spostare l’orario degli allenamenti per tutta la squadra al pomeriggio, con la scusa che le partire si giocavano di sera. In realtà, come spiegato anni dopo dal presidente del club dell’ epoca, il motivo doveva essere “lasciare che Diego potesse dormire la mattina”.
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El carnicero de Bilbao e la partenza per Napoli
Un’aziona interpretata dalla difesa basca, Andoni Goikoetxea, conosciuto come “El carnicero de Bilbao” (il macellaio di Bilbao) provocò una lesione molto seria a Diego, durante la partita al Camp Nou contro l’Athletic Club. Tanto seria da far temere per il suo futuro. Ma dopo un testardo lavoro di riabilitazione, l’invincibile Maradona tornò in campo nel gennaio del 1984.
Alcuni mesi più tardi e, nell’insieme, dopo molte soddisfazioni, molti goal ma anche molti grattacapi dati al club blaugrana, Diego firmò il suo ingaggio con il Napoli, passando a rivoluzionare, così, la Serie A italiana.
Maradona e gli argentini di Barcellona
Numerosi i tributi dei connazionali argentini a Barcellona e/o dei tifosi che hanno seguito l’aquilone cosmico nei suoi anni d’oro e durante il suo passaggio nel capoluogo catalano. Tra questi ricordiamo:
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I migliori goal al Barça di Maradona
Con una strepitosa colonna sonora, la Rumba de Barcelona, interpretata da Manu Chao, questo video, rende omaggio ai migliori goal di Maradona durante il suo periodo barcellonese.
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Il Tango e Maradona
Nel seguente video, invece, il famoso Sexteto di Tango, guidato da Marcelo Mercadante, composto da artisti argentini espatriati e stabiliti a Barcellona, dedica, da anni, a Maradona il seguente tributo musicale:
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L’addio di Leo Messi
Citiamo, tra i molti messaggi di addio delle stelle del calcio, la traduzione parziale del messaggio lasciato dal famoso connazionale Leo Messi nel suo account instagram:
“Un giorno molto triste per tutti gli argentini e per il football, ci lascia ma non se ne va, perché Diego è eterno”.
Con questo messaggio, ci accomiatiamo anche noi dall’uomo e dal calciatore che è entrato omai a far parte dell’Olimpo del calcio.
Che ha significato per voi Maradona? Condividete con noi una frase, una parola, una definizione!
Ka. Minante/Redazione