Miguel Bosé, artista poliedrico
Luis Miguel Luchino González Borloni, meglio conosciuto come Miguel Bosè, è figlio dell’attrice italiana Lucia Borloni (che prenderà successivamente il cognome artistico di Bosé) e del torero Luis Miguel González Lucas, conosciuto come Luis Miguel Dominguìn, nacque a Panama dove il padre era atteso per una corrida.
Grazie alla fama dei genitori crebbe, con i fratelli e e le sorelle, in un ambiente permeato d’arte e cultura, tanto da avere come padrino di battesimo Luchino Visconti (cui deve il suo terzo nome). Pablo Picasso lo sarà della sorella Paola. Assidui frequentatori di casa Dominguìn – Bosé erano attori, registi e scrittori del calibro di Hemingway e Picasso, appunto, da cui Miguel trasse grande ispirazione. Sin da giovane tenta la carriera cinematografica, e nel 1974 prende parte ai provini di Morte a Venezia, per la parte di Tadzio, ma proprio Visconti (che oltre ad essere suo padrini è il regista del film) gli preferisce Bjorn Andersen.
Incentivato ad intraprendere la carriera musicale da Camilo Sesto (cantautore spagnolo di fama mondiale, cui se deve la traduzione spagnola ed il conseguente, enorme successo di Jesus Christ Superstar), Miguel muove i suoi primi passi in questo campo nel 1975, e solo due anni dopo gli viene proposto un contratto con la CBS. Quello stesso anno pubblica il primo album, in cui diverse cover di artisti italiani (come “Linda” dei Pooh e “Mi libertad” di Baglioni) gli danno una grande popolarità in america latina. L’ Europa lo attende nel 1979, quando dal suo terzo album la canzone “Super Superman” lo fa diventare l’idolo della musica pop europea.
In Italia si afferma definitivamente agli inizi degli anni ’80, vincendo nel 1980 e nel 1982 il Festivalbar. Nonostante i successi in Europa ed America Latina, verso la metà degli anni ’80 Miguel Bosé sembra scomparire dalle scene musicali, o almeno rimanerne in disparte: in Spagna si fa largo con prepotenza il nuovo genere della Movida Madrileña, che soppianta gli autori della generazione precedente, tra cui Bosé. Stanco di essere etichettato come “Cantante per ragazzine”, Bosé sceglie di sparire per un periodo, riapparendo alla fine del decennio deciso a riaffermare la propria immagine.
Un look più maturo ed un registro vocale più grave lo aiutano ad orientare i suoi interessi verso artisti più completi e di prestigio, come David Bowie ed i Depeche Mode. La CBS non vede di buon occhio questo repentino cambiamento d’immagine e tenta di convincerlo a fare marcia indietro, ma Miguel non accetta e contro il volere della casa discografica pubblica Bandido, uno degli album considerati, successivamente, come uno dei suoi migliori. La copertina dell’album (realizzata da Andy Warhol) mostrava un Bosé nuovo, con viso truccato e capelli al gel, in tipico stile Aladdin Sane di Bowie.
Non tutti i fans sono però d’accordo: la nuova immagine – un po’ ambigua – di questo Bosé rivoluzionario non piace per esempio in Italia, dove lo si preferiva come “bravo ragazzo”. Si tratta di un momento particolare nella vita di Miguel, in cui l’importanza della sua immagine va di pari passo con quello della sua musica: il suo look, moderno e sofisticato ed il suo carisma diventano il suo “biglietto da visita”: l ‘artista si circonda di un alone, che lo discosta dalla folla e lo rende quasi “intoccabile”. È questo il periodo in cui inizia a mescolare la carriera musicale con piccole “incursioni” sporadiche nel mondo del cinema, come ad esempio in El caballero del dragón – del 1985, il film più costoso della storia cinematografica spagnola fino ad allora – o En penumbra, del 1987.Nel frattempo Miguel prosegue la ricerca e la sperimentazione in campo musicale, pubblicando con la nuova compagnia (la Warner) due dei suoi dischi cosiddetti “elaborati”: Salamandra – nel 1986 – e XXX, l’anno seguente. Sebbene Salamandra possa essere considerato come una continuazione – forse più intimista – del lavoro iniziato con Bandido, XXX rappresenta l’ambizioso progetto di Miguel di conquistare finalmente il mercato staunitense e nordamericano. La musica di quest’album, più commerciale, ed i testi certamente più critptici ed intimisti, uniti al fatto che l’artista canti in inglese e che venga realizzata una copettina ad hoc, danno a Bosé il tanto atteso successo negli USA. Parte così un estenuante tour che lo vedrà esibirsi in Europa, USA ed America Latina, e che lo sfinirà tanto da fargli decidere di lasciare il mondo della musica per un periodo sabbatico.
È un periodo di noches madrileñas, in cui Miguel cerca di ricaricarsi: ma il periodo di relax dura poco: nel 1992 l’amico Almodóvar lo chiama per la splendida parte del travestito in Tacchi a Spillo.
L’anno seguente torna alla musica con l’album Bajo el signo de Caín (successivamente realizzato in versione italiana ed inglese). Questo disco rappresenta un ritorno alla sperimentazione, e riflette una notevola maturità artistica, una innovazione ed una ricerca elevate, che creano una sorte di ponte musicale con il precedente XXX. Da questo è tratto uno dei singoli più belli dell’artista “Si tu no vuelves”. Il nuovo tour regala a Bosé una nuova energia, e lo riporta a calcare le scene del cinema, con una apparizione nel film francese La Reine Margot.
Nel 1995 Miguel tenta di terminare la trilogia dedicata alla sperimentazione intimista iniziata con XXX, con il disco Laberinto, ma la musica ed i testi risultano troppo sperimentali e criptici per il mercato, e la Warner decide di ripubblicarlo inserendo alcuni brani più commerciali. Nel 1996 muore suo padre e questo da, forse, una svolta ancor più personale ai due lavori successivi: Once maneras de ponerse un sombrero: un album in cui raccoglie quelle che – secondo lui – sono le più belle ed importanti canzoni della cultura latina, e Lo mejor de Bosé (seguito in Italia da un Best Of), in cui raccoglie i maggiori successi di 16 anni di carriera.
Nel 2001 esce il nuovo album Sereno: un disco più commerciale, ma ironicamente più intimista, dove per la prima volta l’artista scopre importanti tappe della sua vita.
Il nuovo decennio sembra aprirsi a nuove prospettive artistico-musicale per Miguel, che nel 2004 presenta un ambizioso progetto: Por vos muero, in cui collabora con molti autori e compositori (tra cui Alejandro Sanz, di cui diverrà grande amico e della cui figlia sarà padrino). Si tratta di un omaggio personale al mondo del cinema, della cultura e dell’arte che lo hanno circondato sin da piccolissimo. Lui stesso lo definisce uno dei momenti più belli nella sua carriera: l’uscita del disco si accompagnò ad un breve tour, in cui Miguel è accompagnato da un’ orchestra sinfonica.
Dello stesso periodo è Velvetina, un album che penetra nel mondo della musica più varia: dalla dance all’elettronica, al trip-hop ed al chillout: vi sono 13 brani inediti, composti da Bosé in cui, oltre ai generi musicali, si mescolano diverse lingue. Al disco è stato accompagnato un CD in cui giovani registi musicali hanno composto un backstage piuttosto intimista della singola realizzazione dei 13 brani.
Uno dei più grandi successi degli ultimi anni è di certo Papito: epiteto usato dai giovani artisti per esprimere a Bosé l’influenza che ha avuto sulla loro carriera musicale, Papito è un album di duetti cui hanno partecipato artisti internazionali, e che, con 4 milioni di copie vendute, ha ottenuto un successo mondiale: quadruplo disco di Platino in Spagna e album più venduto del 2008, disco d’Oro negli USA, disco di Platino in Messico.
Nel 2004 participa all’omaggio teatrale polifonico a Pablo Neruda, dal titolo Neruda en el corazòn, in cui canta Walking around, e, successivamente, ad un recital dedicato a Pablo Neruda e Rafael Alberti.
Nel 2008, durante la sua esibizione al Festival di Viña del Mar, suo luogo natale, annunciò che non avrebbe mai più ripetuto il suo repertorio. Sembrò un addio alla musica, ma non lo fu: con quell’affermazione – si pensa – Miguel Bosé voleva solo far sapere che avrebbe indirizzato i propri interessi ad altre attività, come la letteratura ed altre forme d’arte. In effetti, dal 2010, dopo essersi esibito con diverse orchestre con Velvetina, pubblicò l’album Cardio (cuore, in greco), un disco assolutamente autobiografico, in cui le diverse “sfaccettature” dell’animo dell’artista si rivelano senza veli, al pubblico.
La carriera artistica di Miguel Bosé è costellata di collaborazioni importantissime e di gran livello: da Mina a Noa, ad Alejandro Sanz, da Juanes a Shakira, Paulina Rubio, Laura Pausini, Julieta Venegas, Ricky Martin e i REM. Alla sua collaborazione con il collega colombiano Juanes si deve l’organizzazione del concerto benefico Paz sin fronteras, tenutosi il 16 marzo 2008 sul ponte Simón Bolívar di Cùcuta, città-frontiera che unisce la Colombia al Venezuela. In quell’occasione cantò alcuni dei suoi brani più famosi ed amati, come Te amaré e Si tu no vuelves. All’eventofparteciparono circa 300.000 persone, e fu trasmesso in diretta in mondovisione. L’anno seguente partecipò a Paz sin fronteras II, nella Plaza de la Rivoluciòn di Cuba, dove parteciparono circa 1.500.000 persone. Successivamente venne eletto Presidente degli attivisti della América Latina en Acción Solidaria (ALAS), un’associazione formata da personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo, per promuovere azioni e progetti volti al miglioramento sociale, educativo e sanitario del bambini in America Latina.
Nel marzo 2010 ricevette la cittadinanza colombiana, ed in quell’occasione raccontò di quanto, sin da piccolo, avesse amato quel paese, dove aveva trascorso gran parte della sua infanzia ed adolescenza, e che suo padre – che vi era stato moltissime volte per il suo lavoro – ne sarebbe stato orgogliosissimo. Secondo una delle ultime interviste rilasciate, Bosé starebbe lavorando a due romanzi: uno che “parlerà di gente comune”, l’altro, a detta dell’autore, “sarà un esercizio di linguaggio”.
Davvero un artista poliedrico.
A cura di Diletta Fraizzoli