Cosa vedere a Siviglia: il Palacio de las Dueñas
Palacio de las Dueñas, cuore di Siviglia ed imponente, elegante residenza dei Duchi d’Alba è considerato uno dei più importanti e rappresentativi tra i monumenti di Siviglia.
Il valore architettonico del Palazzo è inestimabile: rappresenta infatti appieno il Rinascimento del XIV secolo, cui si è aggiunta in modo assai elegante l’influenza moresca. Ne è splendida testimonianza la porta d’ingresso, in tipico stile Mudejar.
Costruito tra il XV ed il XVI secolo, il palazzo è noto anche con il nome di Palacio de las Pinedas, poiché venne commissionato dalla famiglia Pineda, che ne fu proprietaria sino al 1484 quando lo dovette vendere per riscattare Don Juan de Pineda, prigioniero dei Mori.
Il nome originale del palazzo, Palacio de las Dueñas lo si deve al Monastero di Santa María de las Dueñas, le cui monache erano incaricate di servire le regine e le spose dei dignitari di corte, così come le rappresentanti delle Grandi famiglie di Spagna ed il re Alfonso X il Saggio. Il Monastero, che sorgeva nella parte più periferica del Palazzo, venne distrutto nel 1868.
L’epoca in cui venne eretto il Palazzo fu una delle più floride per l’economia spagnola: nello stesso periodo si costruirono infatti le principali stanze del Palazzo Reale, e la Casa de los Pilatos, un altro importante palazzetto che testimonia l’importanza della regione andalusa e di Siviglia nel secoli XV e XVI. Il Palazzo divenne proprietà della casata degli Alba dopo il matrimonio del IV Duca d’Alba con la Marchesa di Villanueva del Rio.
La ricchezza dello stile andaluso
Abitato per un certo periodo da Lord Holland, appassionato di letteratura spagnola, ed autore di una bell’antologia di memorie di Lope de Vega e Guillen de Castro, il palazzo subì diversi restauri ed ampliamenti, i maggiori e più importanti tra il XVIII ed il XIX secolo: al Palazzo originale si aggiunsero più di 100 colonne in marmo, nove fontane ed 11 patii, il più famoso dei quali, “il patio andaluso”, domina tutta la parte esterna del Palazzo.
L’effetto di queste successive “aggiunte” fu anche quello di una contaminazione architettonica, che assunse tratti più tipici andalusi, con facciate in calce bianca, punteggiate da splendidi esempi di azulejos.
I giardini esterni invece mantengono ancora la tradizione moresca, e sono suddivisi in quattro zone, alternate a viali e vialetti, che trovano il loro punto d’incontro nella splendida fontana centrale. Ogni parte del giardino è circondata da imponenti arcate sorrette da colonne in marmo bianco: l’arcata ad ovest conduce all’antica cappella del Palazzo, in cui sono ancora visibili resti dell’arte della ceramica tipica della Siviglia del XVI secolo.
La ricchezza esterna del Palazzo si riflette nell’atmosfera e nell’ambiente interno: lunghi corridoi e patii collegano i diversi punti del Palazzo, sui quali veglia uno splendido soffitto a volta, ripreso in quasi tutte le stanze. Un’eccezione, infatti, è data dal soffitto dell’ultimo piano, di forma ottagonale e decorato da splendidi, preziosi intagli in oro.
La collezione di Palacio de las Dueñas
Una della principali attrattive del Palacio è una splendida collezione di circa 1420 antichi monili e manufatti, protetti dalla legge andalusa, che non solo ne proibisce la vendita, ma obbliga il Palazzo al loro mantenimento.
Splendida è anche la collezione di dipinti spagnoli del XIX e XX secolo, tra cui Jacopo Bassano (Los cacharreros), Francesco Furini (La creación de Eva), Jose de Riberira (Cristo coronado de espinas), tra cui trova spazio un insolito ed unico acquerello di Jackie Kennedy, realizzato nel 1967 come ringraziamento per essere stata ospite dei Duchi d’Alba ed aver dormito nella camera appartenuta all’ Imperatrice francese Eugenia. I Duchi, conosciuti anche per i ricevimenti, ospitarono numerose altre personalità, tra cui la famiglia dei Marchesi Marconi (da cui Guglielmo, inventore del telegrafo), o ancora il principe Ranieri di Monaco e Grace Kelly.
Nel Palazzo de las Dueñas nacque inoltre uno dei maggiori esponenti della poesia spagnola, Antonio Machado, che qui passò tutta l’infanzia (il padre lavorava per i Duchi ), ed a cui dedicò una parte di una delle sue famose opere: “Mi infancia son recuerdos de un patio de Sevilla, y un huerto claro donde madura el limonero; mi juventud, veinte años en tierras de Castilla; mi historia, algunos casos que recordar no quiero”.
Dichiarato “Patrimonio Culturale” nel giugno del 1931, il Palazzo è aperto al pubblico solo previo appuntamento.