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Pamplona, non solo per San Fermin

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Pamplona, non solo per San Fermin

La prima volta che giunsi a Pamplona fu nel 2004: arrivai solo con una valigia (con abiti per una settimana), un biglietto aereo che avevo trovato cercando tra le offerte di voli economici e la voglia di respirare un altro clima, un’aria nuova, che andasse oltre quella dell’orto di casa mia.

Sarei stato ospite da un amico, una settimana appunto, e poi mi sarei imbarcato per un’altra avventura in Inghilterra. Il destino, però, decise diversamente. Una settimana bastò per farmi innamorare della bellezza di questa città e della sua vita. Decisi di trattenermi qualche giorno in più, poi qualche settimana in più, ed infine di fermarmici.

Il nome di Pamplona evocherà a molti la festa di San Fermin, che si tiene dal 6 al 14 luglio. Un evento che culmina con la messa in libertà dei tori, che correndo per la città, tra la folla fanno qualche ferito. Le immagini passano puntuali ai tg nazionali, e mai senza qualche polemica di chi vorrebbe la chiusura di un evento così antico, che ogni anno attira migliaia e migliaia di turisti.  Ma Pamplona è molto di più.

Innanzitutto Pamplona è una città di straordinaria bellezza. E ciò che la rende spettacolare è, secondo me, il connubio armonico e melodioso tra l’antico ed il moderno, che in questa città si abbracciano e convivono senza mai invadersi e aggredirsi. Girare per le strade di Pamplona significa incontrare – anche nella stessa zona – architetture e monumenti di secoli ben distanti fra loro.

Nell’area delle lunghe mura, ad esempio, ci sono le testimonianze (le mura, appunto, ma anche altri tipi di costruzione) della parte più antica della città, che affonda le sue radici nel secolo precedente la nascita di Cristo (nacque come base militare antico romana, fondata da Pompeo). Ebbene, proprio qui, le tracce più antiche della città sono attorniate da giardini e da viali di recente costruzione. A proposito di spazi verdi: qui se ne trovano tanti e di ampia estensione. Godersi un sole domenicale al parco, immersi nel verde, con una birra o addirittura organizzare una piccola grigliata tra amici, magari sulle rive del fiume Arga – come fanno in molti – è una gioia che vale l’intera settimana lavorativa.

Girare in bicicletta per la città è comodissimo. Gli spazi ciclabili ci sono o quando non ci sono c’è comunque la tranquillità di poter usufruire della strada, senza che gli automobilisti si infastidiscano Qui c’è molto rispetto per i ciclisti, essendo la bici un mezzo molto usato.

Ecco, proprio a proposito di questo forse riuscirei a trovare un difetto: sebbene qui la criminalità sia praticamente nulla, c’è però un florido mercato nero di bici. Lasciare la bici senza custodia o lucchetto, quindi, significa automaticamente regalare la bicicletta al primo ladruncolo di passaggio.

In fondo se volessimo cominciare a preoccuparci di questo, dovremmo preoccuparci di tutto, e la vita finirebbe. La vita sociale con gli spagnoli, invece, è godibilissima. Sono un popolo estremamente aperto e divertente: stringere amicizie a mio tempo fu facilissimo e oggi mi ritrovo fortunatamente ad avere molte buone conoscenze con cui spesso esco, ceno, o semplicemente vado a bere una birra.. Questo aspetto, per la verità, è anche molto “italiano”, ma d’altronde i tratti comuni fra noi e loro sono tantissimi. È ben vero quel che dicono di noi, e cioè che in fondo spagnoli e italiani sono cugini.

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