La battaglia per l’eredità di Pablo Picasso
Spose, amanti, figli ed un’ eredità di circa 45.000 opere, questa la base dello scandalo che ha dato il via ad un processo multimilionario.
“Avevo un padre che dipingeva” disse una volta Maya Widmaier-Picasso quando espose alcuni dei quadri, diesegni ed acquerelli che ereditó alla morte del famoso progenitore: Pablo Picasso sua madre era Maria Teresa Walter, che l’artista conobbe nel 1927, cuando lei aveva appena 17 anni, e lui già 45. Nove anni prima Picasso si era sposato con Olga KhoKhlova, una delle ballerine do Sefréi Diáguilev, dalla quale abbe Paulo, il suo primogenito.
Oggi Maya ha 82 anni, vive a Parigi con i suoi tre figli, ed è una dei cinque eredi multimilionari ed ancora in vita di Picasso. Gli altri sono Claude Picasso e la sorella Paloma (figli di Pablo e della sua amante Françoise Gilot, l’unica donna ad abbandonare l’artista) e Marina e Bernard Picasso.
Quando Pablo Picasso morí, 45 anni fa, all’età di 91 anni, lasciò un numero incredibile di opere, oltre 45.000: “Avremmo dovuto affittare l’Empire State Building per riunirle tutte” commentó Claude Picasso una volta terminato l’inventario. Oltre a questo ci sono moltissimi libri illustrati, incisioni e arazzi, oltre alle tre case e due castelli di proprietà del genio dell’arte spagnola, quattro milioni in banconote e circa un milione in oro, ed una serie di buoni ed azioni il cui valore non è stato mai reso pubblico. Nel 1980 si stimó che il patrimonio totale dell’artista si aggirasse attorno ai 224 milioni di Euro, ma gli esperti affermano che in realtá si tratta di miliardi di Euro.
Pablo Picasso non fece terstamento, e la divisione delle sue proprietà duró circa sei anni, durante i quali non mancarono processi e durissimi negoziati ed accordi tra i fratelli (che allora erano 7), per i quali gli eredi spesero ben 27 milioni di Euro. Nel 1996 Claude Picasso, nominado da un giudice amministratore legale del patrimonio dell’artista, creó la Picasso Administration, un’organizzazione con sede a Parigi che gestisce gli interessi, controlla i diritti di riproduzione ed uso delle opere e concede le licenze per il merchandising.
Possiamo forse farci un’idea del patrimonio attuale se pensiamo che solo lo scorso anno si organizzarono ben 34 esposizioni delle opere di Picasso, e che esistono Musei a lui dedicati a Parigi, Barcellona, Antibes e Malaga. Come se non bastasse dal 1999 la Citroën ha venduto quasi 3 milioni e mezzo di auto modello “Picasso” in oltre 30 paesi, pagando le royalties alla Picasso Administration, che mantiene il diritto di controllare tutte le campagne pubblicitarie.
Un’altra importante fonte di ingressi per la Picasso Administration è costituita dal Droit de suite, che regola la concessione dei diritti d’autore sulle opere vendute a gallerie o aste. Sebbene l’organizzazione non riveli gli ingressi annuali, la cifra secondo alcune stime, si aggira attorno ai 7 milioni di euro l’anno.
Esiste poi il “Mercato Nero” delle opere di Picasso, che la Picasso Administration tenta in ogni modo , ed in vano, di frenare: ogni anno centinaia di ditte producono qualunque oggetto possibile con la marca “Picasso” (ovviamente illegalmente). Un esempio ci viene dal cinema: quando nel 1996 Cameron utilizzó una replica de “Les Demoiselles d’Avignon” in Titanic, mostrando come il quadro sprofondasse nel mare al momento del naufragio, la Picasso Administration intervenne dicendo che “La scena non era utilizzabile perchè non credibile”: il quadro, infatti, era rimasto esposto al MOMA durante gli ultimi 60 anni, e non aveva mai fatto parte dell’arredamento del Titanic. La scena non si eliminó, e la Picasso Administration chiese – ottenendola – un’importante somma come risarcimento.
La Picasso Administration suscita, nel mondo dell’arte, varie critiche, soprattutto riguardanti la formazione accademica (nulla) degli eredi, il fatto che ancora non abbiano organizzato un catalogo monografico delle opere dell’artista. Claude a questo risponde che ancora non è stato realizzato il catalogo, perchè opere ed oggetti di Picasso continuano ad essere scoperte, e sarebbe impossibile crearne uno “fisso”.
E 25 anni fa le cose si complicarono: fino ad allora, infatti, Maya era l’unica erede cui si rivolgevano le case d’asta per autenticare le opere del padre, ma poi intervenne il fratello Claude, che senza avvisare la sorella, inizió a fare lo stesso. In quel momento il “pericolo” era che uno dei due firmasse un’autenticazione e che l’altro non concordasse…cosa che capitó e che portó ad una situazione insostenibile. Nel 2012 quattro degli eredi (Paloma, Claude, Marina e Bernard) annunciarono, in una lettera, la creazione di un nuovo procedimento per l’autenticazione delle opere di Picasso: in pratica riconoscevano solamente l’autoritá di Claude. Maya non faceva più parte del processo di autenticazione delle opere del padre, ma continua – seppur a denti stretti quando si tratta della relazione con Claude – a collaborare attivamente con la famiglia e l’ Amministrazione. Nonostante le dure critiche, comunque, il mondo dell’arte considera Claude un’ottime gestore della Picasso Administration.
Sua madre, Françoise Gilot, abbandonó Picasso quando Claude e Paloma avevano appena sei e quattro anni; quando nel 1964 la Gilot scrisse il libro “La mia vita con Picasso”, l’artista si infurió e fece di tutto perchè il libro non fosse mai pubblicato, ma non ci riuscí, e da quel momento smise di vedere sia Claude che Paloma. Sia Claude che la Picasso Administration sono abituati al carattere conflittuale della famiglia: un tratto del carattere dell’artista che permane tuttora. Picasso morí nel 1973, ed alla famiglia (tranne l’allora sposa Jaqueline con il figlio Pablo) fu proibito partecipare alla cerimonia.
L’altra faccia della medaglia è l’estrema generositá che tutti i Picasso hanno dimostrato quando si è trattato di donare opere a Musei o Associazioni benefiche. Secondo il Diritto Internazionale gli eredi sono possessori dei diritti patrimoniali fino al 2043, anno in cui si celebrerá il 70° anniversario della morte di Picasso, ma nessuno dubita che possano sopravvivere anche senza questi diritti: i beni e le proprietá che posseggono saranno sufficienti per le prossime due generazioni.