Pico Larrun, al confine tra Francia e Spagna
Si tratta di una cima dei Pirenei Occidentali, sul confine tra Francia e Spagna, dove si incontrano i territori baschi di Labort e della comunità navarrense di Cinco Villas (che unisce i comuni di Aranaz, Yanci, Lesaca, Echalar e di Vera de Bidasoa).
L’origine etimologica di Pico Larrún è quasi sicuramente popolare: conosciuto in francese come Larhune, dal XX secolo ha cambiato denominazione in La Rhune. Il versante francese è oggi un’ importante destinazione turistica, soprattutto da quando è stato ristrutturato l’antico “Trenino di La Rhune”: datato 1924, si tratta di una ferrovia a cremagliera, che dal porto di Saint Ignace sale quasi sulla cima.
Il panorama dalla vetta è a perdita d’occhio e spettacolare: da Navarra a Guipúzcoa, tutta la costa Basca e la storica Bassa Navarra e le splendide coste del Mar Cantabrico (da San Sebastian alla foce del fiume Adur), fino alle Landes d’Aquitania e all’Oceano Atlantico.
Pico Larrún è in realtà uno stratovulcano estinto (un vulcano, cioè formatosi dalla stratificazione della lava solidificata, ndt) che presenta tracce e reperti di presenza dell’uomo databili al periodo preistorico. Esistono infatti cromlechs (strutture megalitiche del tipo di Stonehenge, ndt), tumuli funerari e dolmen lungo il versante ovest della cima.
Attualmente quest’area è dedicata al pascolo del cavallo di razza cantabro-pirenaica e delle “pecore dalla testa rossa”.
Agli inizi del secolo XVII Pierre de Lancre, magistrato francese fervente sostenitore della lotta contro i demoni ed il male (secondo lui onnipresenti), si convinse che sulla cime del Pico Larrún si officiassero dei sabba. Labort visse sotto di lui un’epoca di vera inquisizione e terrore, e oltre la metà delle 500 persone da lui interrogate vennero mandate al rogo. Fu solo grazie all’ Imperatrice Beatrice Eugenia de Montijo, sposa di Napoleone III, che la cima e l’area circostante tornarono ad avere un periodo di pace. L’Imperatrice, infatti, innamorata della zona di Biarritz, vi passava moltissimo tempo, e ben presto il luogo divenne non solo di moda tra la nobiltà, ma soprattutto, meta turistica.
Il Pico Larrún, il monte più alto di Labort – circa 905mt – è stato scenario di moltissime leggende, una delle quali narra che nelle sue profondità vive un serpente a sette code, chiamato lehen sugea. Un giorno, moltissimi secoli fa, il serpente sputò dall’interno del vulcano tutti i metalli nobili che vi si trovavano: l’oro e l’argento scesero a valle come fiumi di fuoco, distruggendo tutti boschi, gli alberi, il verde delle valli. Da allora più nessun bosco è rinato nei pressi di Labort.
A cura di Diletta Fraizzoli